TERMOLI. Nuovo documento storico portato all’attenzione del pubblico dal sempre attento ed impeccabile direttore dell’archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella. Questa volta, l’amico Peppino, ci fa conoscere la genesi dell’orfanotrofio-educandato femminile ‘Gesù e Maria’ di Termoli.
Mammarella scrive “Con Decreto del 10 agosto 1839, Ferdinando II, Sovrano del Regno delle Due Sicilie, visto, tra l’altro, “il testamento […] del 1° febbraio 1836 […] col quale Policarpo Manes nel disporre di vari fondi per la istituzione di (un) orfanotrofio in Termoli […] per la educazione delle orfane le più povere e per la dazione alle medesime di maritaggio di ducati venticinque […]”, accordò il suo “Beneplacido per la fondazione” dell’Istituto.
Con l’atto, stipulato a Napoli dal Notaio Giuseppe Amendola, considerata anche la precisa volontà espressa dal Manes volta a concedere la direzione dell’Orfanotrofio al Vescovo “pro tempore” della diocesi ed affidarne l’amministrazione al “Primicerio D. Giovanni Colonna (poi Arcidiacono del Capitolo Cattedrale, deceduto nel 1856), vita sua durante”, Ferdinando II accordò il suo “Beneplacido per la (sua)fondazione […], con le condizioni e clausole nel medesimo espresse […]”.
Nel testamento si rileva, tra l’altro, testualmente: “Io Policarpo Manes, conoscendo vicino il termine di mia vita […], dopo aver invocato nel tremendo passaggio la misericordia di Dio, acciò mi perdoni di tutti i miei peccati ed accolga nel suo seno l’anima mia, la mediazione della Beatissima Vergine Maria mia Avvocata e l’assistenza del mio Angelo Custode, del Santo mio protettore […], mi sono determinato a rendere nota e precisa la mia volontà in questo mio pubblico Testamento […]. Voglio […] che i fondi di mia proprietà siti in Termoli, nella Provincia di Contado di Molise, abbiano la seguente destinazione: la metà del Palazzo a me spettante […] si riduca a Casa di educazione e propriamente ad Orfanotrofio, nel quale siano raccolte tutte le orfane delle più povere della città, per apprendere lavori donneschi, al quale effetto vi sarà una maestra ed una servente per gli offici interni ed esterni della Casa colla corrispondente provvisione. L’età dell’ammissione sarà fra i sei e sette anni, vi saranno fino ai diciotto anni, giunta tale età dovranno uscire, per dar luogo ad altre. In tutto il tempo frapposto fra l’entrata e l’uscita, saranno istruite in quelle arti che possono essere loro più profittevoli. Uscite che saranno si assegnerà loro una dote di ducati venticinque; non maritandosi saranno riversibili alla Casa […]. Saranno applicabili al mantenimento della Casa tutte le rendite che si ritraggano così dai fondi rustici che urbani siti nella detta città […]. Dichiaro che fra le mie dette proprietà di Termoli, vi sono compresi i fondi assegnati per la dote della Cappellania fondata dal fu D. Biagio mio padre […]”.
L’impossibilità a realizzare e gestire l’opera con quel solo lascito, obbligò il benemerito Vescovo mons. Vincenzo Bisceglia (1851-1889) ad aggiungere cospicue somme per costruire l’edificio. Dopo una lunga serie dicontrasti e difficolta, mons. Bisceglia riuscì ad aprire l’Orfanotrofio “Gesù e Maria” il 26 luglio 1881.
Il “Consiglio Provinciale Scolastico di Molise”, nell’adunanza del 10 giugno precedente, vista la realizzazione del “casamento per ricoverare le fanciulle indigenti”, ritenuto pienamente adatto ad impartireanche la “morale educazione a quelle di agiate famiglie”, rilevata la “sufficiente rendita” e la volontà di affidare la cura dell’Istituto alle “Suore della Carità”, autorizzò l’avviamento a condizione che lo stesso fosse “eretto a Corpo Morale”. Nel novembre successivo, lo stesso Consiglio scolastico concesse l’apertura di una scuola femminile “di grado inferiore” diretta da tale Suor Vincenzina de Noratiis.
Merita una particolare menzione la seconda Direttrice Suor Giulitta (al secolo Isabella) Ferraris. Vide la luce, in una benestante famiglia piemontese, nell’autunno del 1841 ed agli albori degli anni Ottanta dell’Ottocento giunse a Termoli dove, nel 1884, fu in grado di affiancare all’Orfanotrofio, aperto due anni prima, un Educandato, ovviamente femminile. Guidò entrambe le istituzioni per quasi trent’anni e tornò alla Casa del Padre nell’estate del 1913. Poco prima del decesso ricevette (1911), dal Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Credaro, un Diploma con una medaglia di bronzo per le lodevoli “benemerenze rese alla Patria”.
A seguito di un apposito “Regolamento” stilato il 3 novembre 1899 e sottoscritto dal Vescovo mons. Angelo Balzano, dal Presidente della Congregazione di Carità Michele Campolieti e dal Sindaco Gabriele Petti, l’11 marzo successivo il Re d’Italia Umberto I, su proposta del Ministro Segretario di Stato per gli Affari Interni nonché Presidente del Consiglio dei Ministri Luigi Girolamo Pelloux, fu in grado di disporre l’emissione dello “Statuto Organico” legato al pio stabilimento, composto da undici articoli.
Da un successivo regolamento a stampa emergono, tra l’altro, i dati che seguono: “Bellissima è la posizione del nostro Istituto […] che s’innalza a ridosso della costiera “S. Pietro” […]. La vista incantevole del mare e il luogo remoto dai rumori, ne rendono la dimora deliziosa […]. L’Istituto affidato, fin dall’origine, alle cure solerti delle benemerite Suore di Carità, ha per scopo principale di educare cristianamente le fanciulle di civile condizione e d’istruirle nelle lettere e nei lavori donneschi, per renderle atte a ben reggere, un altro giorno, una famiglia”.