SAN GIULIANO DI PUGLIA. Da più di duecento anni il suo corpo è custodito nella chiesa madre di San Giuliano di Puglia. Una presenza di fede viva che accompagna la comunità da oltre due secoli e ne condivide le gioie, le fatiche e i dolori, nell’affidamento a Dio e al suo amore per l’umanità. Una storia che parte da lontano, quella di Santa Leonzia vergine e martire, ed è parte dell’identità del paese attraversando le generazioni con uno sguardo di speranza e di luce rivolto verso il futuro.
Domenica 18 settembre 2022, in occasione del 202esimo anniversario dalla traslazione del sacro corpo a San Giuliano di Puglia, al termine della santa messa celebrata dal parroco, Don Pietro Cannella, è stato presentato il lavoro di ricerca e riflessione curato dalla professoressa Rachele Porrazzo sulla vita della santa, il viaggio e l’iconografia delle sacre reliquie. Dalla persecuzione in Africa, alla custodia del corpo nelle catacombe di San Sebastiano a Roma, fino allo storico viaggio verso San Giuliano di Puglia. Un percorso di fede, coraggio e amore che attraversa i secoli ma resta sempre attuale come testimonianza, senso di comunità e punto di riferimento.
Si riportano, di seguito, alcuni punti salienti della ricerca curata dalla docente di San Giuliano di Puglia.
Il vescovo Vittore di Vita, storico che scriveva sulla fine del sec. V della persecuzione vandalica in Africa, informa che sotto il re ariano Unnerico molti cristiani dell’Africa proconsolare ebbero a soffrire, per la fede nella Santissima Trinità, atroci tormenti. Erano prese di mira specialmente le donne appartenenti alla nobiltà, che venivano denudate e fustigate in pubblico, fino a farle morire dissanguate. A tale genere di supplizio, perché nobile e particolarmente bella, fu sottoposta Dionisia, conterranea di Vittore. Pur tra i tormenti, ella trovò la forza d’incoraggiare al martirio i compagni di fede presenti: l’unico figlioletto suo, Maiorico, a cui poté dare sepoltura con le sue stesse mani, la propria sorella Dativa, e Leonzia, figlia di Germano. Non tutti i documenti in cui sono contenute informazioni sulla storia di Santa Leonzia (presente nel Martirologio Romano e festeggiata il 6 dicembre insieme agli altri martiri) sono stati conservati. Si deve a un manoscritto di Don Michele Sebastiano, parroco di San Giuliano di Puglia a metà del 1900, un prezioso contribuito in cui si legge:
“Leonzia, nobile fanciulla a romana di una bellezza celestiale era figlia di un funzionario che prestava servizio presso una provincia dell’impero romano d’Oriente. Fin dai suoi primi anni di vita provò avversione per l’arianesimo, dottrina eretica che aveva strappato tante anime alla chiesa cattolica e versato tanto sangue innocente. Venne incarcerata per la sua fede cristiana e condotta davanti al tiranno suo persecutore, il re Unnerico. Dopo l’interrogatorio, dove ella si rifiutò di abiurare la propria fede, venne seviziata con inauditi tormenti e consegnata ai carnefici, che dopo averla tormentata di nuovo con tale ferocia, da strappare le lacrime agli stessi eretici, le tagliarono la gola. E così la piccola martire di Cristo Santa Leonzia lasciava questa terra per unirsi festosa e trionfante alla schiera dei martiri nella casa del padre Celeste“.
La piccola martire Leonzia quando subì il martirio aveva appena 13 anni. I carnefici lasciarono il suo corpo in una pozza di sangue. Intanto, di notte, venne raccolta da mani pietose, insieme a un po’ del suo prezioso sangue, che fu messo in una ampolla di vetro, come era tradizione. La salma della piccola martire rimase nascosta presso una famiglia romana. Successivamente, dalle lontane terre d’Africa, come era consuetudine per i martiri della fede, fu trasportata a Roma per darle degna sepoltura e fu quindi custodita nelle Catacombe di San Sebastiano, sulla via Appia Antica. Il corpo di Santa Leonzia rimase così nell’oscurità delle catacombe per tanti secoli. Si sa, però, che sotto il pontificato di Papa Pio VII da tutto il mondo pervenivano a Roma richieste per ottenere i resti mortali di un martire, per esporlo alla venerazione dei fedeli e trarne beneficio per l’anima, nelle Chiese locali. Nell’anno 1820 il Pontefice Pio VII ordinò degli scavi in detta catacomba e qui venne alla luce il corpo di Santa Leonzia, che fu poi donato alla Chiesa di San Giuliano di Puglia. Da quanto si è appreso, tale dono alla chiesa del paese fu possibile grazie all’impegno del sac. Don Pasquale Ianiri, originario di San Giuliano di Puglia, Maestro dei Minori Conventuali del convento di San Lorenzo Maggiore in Napoli. Venne chiamato dal Padre Generale dell’Ordine nella città di Roma al Sacro Collegio dei Penitenzieri e nominato Rettore nella Congregazione generale il 3 marzo 1820. Fu anche provvidenziale che il corpo di Santa Leonzia fu rinvenuto proprio in quel periodo in cui il noto concittadino si trovava a Roma. Rinvenuto il Sacro Corpo della piccola Santa il padre Rettore ebbe il pensiero di farne un prezioso acquisto per il popolo di San Giuliano. Come evidenzia la prof. Porrazzo, occorre precisare che non è stato possibile risalire ai documenti originali, tanto che occorre affidarsi alle sole trascrizioni presenti in parrocchia, raccolte dal sac. Don Michele Sebastiano e risalenti al 1959. Da un suo manoscritto che si conserva nell’archivio parrocchiale si sono apprese delle notizie circa il rinvenimento del corpo della Santa Martire nelle catacombe e la donazione alla Chiesa di San Giuliano con il suo trasporto da Roma a San Giuliano di Puglia.
Nella solennità della festa di San Giovanni Battista (24 giugno 1820) dall’altare venne comunicato al popolo come il Reverendo Padre Don Pasquale Ianiri aveva ottenuto il corpo della piccola martire di nome Leonzia e che tutti, secondo le proprie possibilità avrebbero dovuto dare una offerta in denaro. I fedeli tutti aderirono all’invito dell’Arciprete e nello stesso giorno si rispose a Roma, dicendo che il popolo dava una offerta per sostenere le spese e ringraziava per l’inestimabile dono offerto e che, malgrado la povertà, avrebbe procurato i mezzi necessari. La comunità rispose con amore, abnegazione e ogni possibilità per poter accogliere con gioia il corpo di Santa Leonzia a San Giuliano di Puglia, dando così prova di unità e condivisione. Il “Santo viaggio” iniziò il primo settembre 1820 con partenza da San Giuliano di Puglia e la guida dell’arciprete, Don Giuseppe Astore. L’arrivo ci fu il 6 settembre e la ripartenza da Roma nella giornata del 9 settembre. Un viaggio non semplice – in un tempo dove c’erano solo dei carri e le strade erano molto disagevoli – ma accompagnato dalla piena fiducia in Dio, che si concluse all’alba del 18 settembre 1820 quando la comitiva riprese il cammino. Passato il bosco di Ficarola cominciò lo sparo festivo che accompagnò il Sacro Convoglio senza alcuna interruzione sino al Colle Monte, e precisamente dieci passi sotto al tratturo (l’attuale curva del ‘patanaro’) dove si fermò alla vista del paese.
Il suono festoso delle campane ne annunziò l’arrivo e tutto il popolo uscì dalle case. Fu subito disposta la processione che sfilò ordinatamente verso il luogo ove sostava il Corpo di Santa Leonzia. Un gemito generale di commozione e tenerezza scoppiò nel popolo, secondo quanto riferisce l’arciprete Astore:
“Ci provammo a fare una preghiera, ma tra la commozione di inusitati affetti appena potemmo proferire poche parole e pregare la novella Ospite e Protettrice di ricevere sin da quel felice incontro con il popolo di San Giuliano sotto l’ombra della sua Alta Protezione… intonandosi l’inno ambrosiano del Te Deum la processione incominciò a muoversi mentre lo sparo aumentava. Rivoli di pianto di tenerezza e di commozione scorrevano dagli occhi di tutti e così, col sentimento, il più vivo, il più profondo di pietà e di sincera devozione si entrò in Chiesa. Durante la Sacra Funzione si osservò il più perfetto ordine… Più di 30 ceri bruciavano innanzi al Corpo della Santa Martire, con una messa solenne celebrata da noi tra i più fervidi voti del popolo. A calcolo fatto si consumarono in questa felice circostanza più di dodici rotoli di polvere da sparo oltre alcune batterie artificiali”.
E così il Comune di San Giuliano realizzava il suo sogno di avere entro le sue mura il Corpo Santo di un martire. Peraltro, il Papa di allora, Pio VII, dietro richiesta di Don Pasquale Ianiri, concesse l’indulgenza plenaria nell’anno 1822, rinnovata per altri sette anni, a tutti coloro che si accostarono alle reliquie di Santa Leonzia, in occasione della festa del 18 settembre e per tutto l’ottavario, secondo le consuete condizioni: confessione, preghiera e Santa Comunione. Le visite dai paesi limitrofi furono significative, con numerosi pellegrini entusiasti di portare il proprio omaggio alla piccola martire, a riprova delle strette relazioni con i centri vicinori. Presto anche altri Comuni, come Bonefro con San Celestino, accolsero le reliquie di Santi martiri custodite ancora oggi. A Santa Leonzia vengono attribuiti miracoli e guarigioni; significativa la devozione popolare e tante donne, nel tempo, hanno portato e portano il nome della piccola martire continuando ad affidarsi alla sua intercessione con ogni benedizione. Nella ricerca è pubblicata anche la lettera di ringraziamento di una famiglia che ha ricevuto una guarigione miracolosa proprio per intercessione di Santa Leonzia.
“Quello che per l’uomo sembra impossibile – afferma la prof. Porrazzo – non lo è per il Signore, infatti il “prezioso dono” non può essere ascritto al caso, ma alla volontà di Dio, che ha disposto nel tempo il tutto per donare alla nostra Chiesa il Sacro Deposito. Era nei voleri di Dio l’evolversi di tante felici coincidenze e circostanze che ci hanno portato al possesso di un bene così grande”.