MONTAGANO. Come Viaggionelmolise.it siamo onorati di ospitare sulle nostre colonne l’intervento di uno storico giornalista, poeta ed autore molisano come Pasqualino Licursi. L’amico Pasqualino ha seguito da vicino la messa in scena in quel di Montagano, della commedia ‘I soldi non fanno la felicità’ della Compagnia teatrale “Sceme Sembe Nuje” di Santa Croce di Magliano.
Quello che ci propone è il suo racconto della serata ed è tutto da leggere come ogni sua opera.
Dopo l’esordio estivo a Campobasso (4 agosto), nella serata del 6 agosto è andata in scena nella bellissima Montagano, che non è un borgo ma un paese vero e proprio. E c’era Matilde Caterina, la zia di Checco Zalone in Sole a catinelle.
Lei è proprio di Montagano e qui vive da quando è nata e qui vivrà per sempre. Ed io guardavo la commedia e guardavo l’attrice. Insieme. Lei aveva quel sorriso che tanto piaceva a Eduardo. Non rideva, mai, sorrideva. Chi sorride sembra aver capito la vita meglio e più degli altri. Perché sorridere spiega bene il senso delle cose, della vita stessa. Io conosco questa compagnia da sempre ma ogni volta che la vedo mi commuove, nel senso proprio che mi vengono le lacrime in gola e non riesco a trattenermi.
Le fermo solo e proprio per non farmi vedere dagli altri che non capirebbero il motivo. Non possono capire. E allora, sorrido. Come la zia di Checco. Anche lei, forse, avrebbe voluto piangere, insieme a me, ma piangere di gioia e di amore verso l’arte del teatro che se fatta da dilettanti è ancora più bella e intensa del professionismo.
Lei, la zia, guardava e ripensava al sacrificio grande che serve per una compagnia del genere. Alle sere d’estate passate in un locale per le prove. Alle notti per imparare la parte. Al finale della rappresentazione, quando il capo-comico ringrazia il pubblico e sembra quasi che volesse davvero ringraziarlo per esserci stati fino alla fine. Mentre è il pubblico che dovrebbe ringraziare e basta.
Ci sono le stelle in alto e c’è questo venticello che accarezza i nostri paesini persi, lontani, distrutti anche da un’economia che non esiste. Eppure c’è vita, la senti questa vita che non interessa più a nessuno. C’è quella lentezza che sfiora la poesia del vivere. Mi ricorda l’ultimo desiderio di chi conosce il proprio destino. Fare teatro qui è questo. Teatro del dilettante, dico.
A volte ti manca la forza di farlo ma lo fai. È una speranza, piccola ma c’è. Quando si accendono le luci per l’appaluso finale vedi negli occhi degli attori la felicità che non esiste. La vedi davvero e sei felice. La vita in fondo non è che questo : essere felici e se proprio non puoi esserlo almeno cercare la serenità. E allora io ho pensato che queste persone che si sacrificano sanno benissimo che fanno tutto questo per essere sereni. Sereni dentro. Poi gli altri pensano che sia una specie di volontariato, un qualcosa che ha a che vedere col sociale, con l’altruismo e cose del genere. Non credo sia così : chi fa queste cose le fa per se stesso e vive per un inchino a commedia finita. Sudano per questo. Il resto è poca cosa. Spiccioli, come mance lasciate al bar dopo un caffè. Ti resta tutto dentro, dopo. La gente torna a casa con una piccola gioia dentro e gli attori mentre si spengono le luci del palco si asciugano il sudore e bevono acqua calda di bottiglia. Il teatro è fatica, sofferenza, sudore, diceva Eduardo. Quello del dilettante lo devi moltiplicare per mille. E compagnie del genere andrebbero tutelate e difese sempre e comunque.
I SOLDI NON FANNO LA FELICITA’, è questo il titolo della commedia che la compagnia propone in queste serate e un applauso vero se lo meritano con tutto il cuore.
Pasqualino Licursi