BONEFRO. Non dimentica Bonefro. Non deve dimenticare il Molise. Perché la guerra è sempre un’azione criminale contro l’umanità. Dal tragico episodio, che all’epoca scosse l’intera comunità, riempiendola di dolore senza precedenti, sono passati ben 78 anni.
A Piazza Grande, alle spalle di Palazzo Agostinelli, l’8 luglio 1944, a seguito dell’occupazione tedesca, morirono ben quattro bambini, per aver manipolato delle bombe a mano inesplose. Scambiate, forse, per scatolette, contenenti qualcosa da mettere sotto i denti.
Grazie alla ricerca storica condotta da Giuseppe Blanco sappiamo con precisione anche l’ora precisa in cui ogni singolo bambino tristemente salì in Cielo. Il gruppetto dei ragazzi aveva tra gli otto e gli undici anni.
“Quel giorno dolorosissimo/un destino crudele/con le sue mani/ha voluto spegnere/le stelle più belle di Bonefro”.
Il cielo si oscura. Una nuvola nera manda nel buio la luce del cielo. Ricopre tutta Bonefro. Il dolore è come un abisso profondo. Un vuoto senza fondo. Dove ogni sentimento è sospeso. Senza un perché. 8 luglio 1944.
Ore 13.00. La prima vittima è Mario Iacurti, un bambino di nove anni, di Vincenzo e Fantetti Santa. Il suo cuore cessa di battere mentre viene portato dai soccorritori a casa sua, in Via Solitaria. Quel giorno a compilare il registro dei defunti è l’arciprete don Domenico Giannotti.
Ore 13.15 Seconda vittima di anni 11. E’ Mario Ricciardelli di Francesco e di Giannotti Carolina. Si spegne nella sua abitazione in Via Piazza Grande.
Ore 15.00 Terza vittima di otto anni. Muore sempre in Via Solitaria, nella sua abitazione, dove viene portato privo di sensi. Si tratta di Iacurti Tito o Attilio Minnito di Giuseppe e di Spada Maria, seppellito nel cimitero di Bonefro. Ore 18.00 Terza vittima di anni otto, Nicolino Pettigrosso di Raffaele e Picchione Maria Costanza. Nella sua dimora, in Via I° Gaifo, la sua agonia è più lunga. La strage poteva essere ben più grave.
Un altro ragazzo, Giovanni Di Staola riesce invece a salvarsi in quanto si era allontanato dal gruppetto dei compagni per andare a prendere il pane. A questo sopravvissuto si deve la conoscenza dello scoppio nei particolari. Dal suo racconto emergono non pochi dettagli. E tanti particolari sconosciuti che rendono la storia ancora più singolare. Tanti poi sono i sogni premonitori che riecheggiano nella notte prima del tragico evento. E’ struggente il racconto di Lina come si nota nella pubblicazione “In così hanno vissuto la seconda guerra mondiale i bonefrani”.
Lina, madre di Mario Ricciardelli, in un’intervista di parecchi anni fa, quando aveva 94 anni, precisa di aver sognato, prima della strage, che, in una chiesetta simile a quella di San Nicola di Bonefro, vi era una lunga fila di lettini allineati. Il primo aveva tutta l’aria di essere riservato. Era infatti ricoperto da un lenzuolo che mamma Lina ben conosceva. Alla vigilia della strage, invece, nel sogno gli appare una signora che tira fuori dal cassetto una sottoveste bianca, dicendole di prenderla immediatamente. E tra gli effetti personali nella bara di Mario mamma Lina volle adagiare proprio quella candida sottoveste che nel sogno le era stata consegnata. Così un destino atroce ha voluto che Mario spirasse tra il calore delle braccia della mamma, in via Solitaria. Perché il piccolo Mario, due anni prima, sfuggì ad Arco di Trento, dove si trovava per curare la pleurite, al bombardamento che rase al solo proprio la chiesa che frequentava. Dove morirono tanti bambini, suoi compagni di vita quotidiana. Nel suo divenire questa storia diviene sempre più insolita e singolare. All’epoca le mamme dei ragazzini a Bonefro vollero i funerali separati. Per un motivo molto semplice. Perché per ogni bambino doveva suonare la sua campana. Nel cuore del paese, accanto al monumento, una stele ricorda i loro nomi accanto ad altre vittime civili. Le foto che vediamo si devono a Lucia Iarocci. In “Piazza Grande”, una poesia inedita ancora per poco, s’immagina che lo scoppio turba profondamente anche San Nicola, protettore dei bambini e patrono di Bonefro. “Dalle arcate della Fontana della Terra/ esce di corsa San Nicola/Indossa una mitria vescovile/tutta d’oro/A mani giunte/si mormora un preghiera/senza canti/Il Santo Patrono è incredulo/Stringe a sé i bimbi sfortunati/Li prende per mano/ Vanno a passeggio/ nel giardino più luminoso del Cielo/Tra fiori colorati e profumi d’incenso/che non si spengono mai”. I bambini, nei luoghi della memoria, devono avere un posto riservato. Vivace. Pieno di luce. Perché i bambini sorridono sempre. Sono degli angeli tra cielo e terra.
Luigi Pizzuto