COLLETORTO. Fede, arte, storia e tanta passione sotto il sole. Nel giorno del Corpus Domini sono tornate le tradizioni più sentite legate alla processione del Santissimo. Ad animarle sono state i gruppi dei devoti, delle famiglie dislocate nei vari quartieri del paese e l’Associazione Culturale “La Coccinella”, che, assieme al Comune di Colletorto, puntualmente, da svariati anni, cura con tanto impegno la singolare “Infiorata”.
Tra la “Torretta borbonica” e l’Angelo monumentale, in pieno centro cittadino, tanti quadri di simboli cristiani hanno rinnovato la tradizione dell’Infiorata. Per buona parte della giornata, sotto i gazebo e gli ombrelloni per ripararsi dal forte sole, hanno lavorato i componenti dell’Associazione La Coccinella e tanti giovani, dunque, per dare vita ad un cammino di fede e di colori nel segno della tradizione. Per accogliere nel modo migliore il passaggio della tradizionale processione. I mosaici hanno costituito un bel quadro di vita religiosa che non bisogna mai dimenticare.
Ognuno ha dato il meglio di sé. Contribuendo a migliorare le tecniche espressive attraverso l’uso del sale, dei petali di fiori e dei colori più svariati preparati per l’occasione. In questo caso è senz’altro la ginestra, la regina dei fiori, al centro dell’attenzione. Perché cresce spontaneamente un po’ ovunque e dà tono con le sue magnifiche onde di giallo alla flora del paesaggio. In quest’angolo un po’ lontano dal Molise centrale brilla un po’ ovunque nel contesto ambientale.
Dopo la pandemia si può dire che il corso cittadino si è riempito di colori e di fiori che hanno incuriosito non poche persone. Anche se tanti erano impegnati altrove. Il centro del paese dovrebbe essere sempre così. Un bell’esempio di rispetto del sacro. Un esempio di rispetto del bello in uno spaccato architettonico che merita. Il percorso processionale, nel suo silenzio e nelle sue voci oranti, ha sottolineato anche questo. Il suono del campanone ha accompagnato la processione guidata dai bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione. Una bella scena piena di candore e di fede profonda per abbracciare i sentimenti del cuore. Vissuta in un clima di preghiera e di particolare emozione. Tante le tappe del Santissimo Sacramento. Tante le soste. Tante quanto il numero degli storici altarini, costruiti per attendere e pregare il Santissimo negli angoli più suggestivi. Curiosissimi tra l’altro nelle loro aperture scenografiche inserite all’interno di antichi portali. A partire dal più caratteristico. Quello principale, a bugnato, del Palazzo Marchesale dei Rota, passando per quello della Famiglia Mastrantonio e dei Magno, fino alla scalinata del monastero e all’angolo più distante della cosiddetta “Fontana del Colle”.
Una scia processionale legata alla tradizione. Intrisa di ricordi, di devozione, di storie locali e di luoghi della memoria tanto cari. Sugli altarini, tra fiori, decorazioni, lenzuola ricamate, coperte e drappi colorati, in bella mostra il Cristogramma, il Crocifisso e, tra altri simboli importanti, il pane a forma di pesce. Di valore l’Ostensorio portato solennemente sotto l’ombrellino in processione da Padre Vincenzo Bencivenga. Un manufatto a raggiera. Un’opera artigianale della fede che indica la presenza del Corpus Christi. Una curiosità. Nel Museo Ecclesiastico è conservato un bel velo omerale. Un paramento liturgico che puntualmente Don Giovanni Vecere indossava in occasione della processione del Corpus Domini.
Luigi Pizzuto