LARINO. Un appuntamento quello del 13 maggio molto sentito che all’interno del Progetto “Legalità Bene Comune”, voluto e redatto da Vincenzo Musacchio con il Liceo “F. D’Ovidio” di Larino, vedrà l’intervento dell’ex Procuratore Nazionale Antimafia e parlamentare europeo Franco Roberti.
Un incontro nel quale si affronterà il tema delle ecomafie in ambito europeo e in particolare in Romania dove c’è la più grande discarica d’Europa denominata “Occhio di bue”. Roberti, magistrato di altissimo livello nella lotta alle mafie, si è occupato di reati contro la pubblica amministrazione e di criminalità organizzata di tipo mafioso e terroristico-eversivo, facendo parte, dapprima, della sezione “Estorsioni e sequestri di persona” e, quindi, fin dalla sua costituzione, della Direzione Distrettuale Antimafia. È stato procuratore della Repubblica aggiunto in Napoli. In tale veste ha contemporaneamente svolto funzioni di coordinatore della sezione competente per i delitti contro la personalità dello Stato e per i delitti commessi con finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordinamento costituzionale, nonché della sezione competente per le misure di prevenzione.
È artefice delle principali indagini nei confronti delle organizzazioni criminali operanti nella città di Napoli e nell’area casertana. Vanno in particolare ricordati i procedimenti penali contro il gruppo stragista del “Clan dei Casalesi”, che portarono alla completa disarticolazione dell’organizzazione criminosa, alla cattura e alla condanna di tutti i latitanti. Per Roberti, amico del prof. Musacchio con il quale ha scritto anche un articolo sulle mafie transnazionali, è solamente dopo il lavoro ed il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che la politica si è “accorta” della pericolosità della mafia ed è corsa ai ripari. L’intervento dello Stato, però, non può limitarsi solo al piano giudiziario, ma deve migliorare le condizioni di vita nelle zone interessate: Se dopo l’intervento giudiziario, che ha ottenuto ottimi risultati, contro il clan dei Casalesi lo Stato non interviene per assicurare condizioni di vivibilità democratiche prima o poi i camorristi faranno ritorno.