LARINO. È la festa. Il giorno in cui la chiesa locale celebra la solenne liturgia in onore di San Pardo. Il giorno in cui la gente di Larino celebra il santo che per voler di Dio divenne loro protettore e così da 1180 anni lo venera e per lui, diremmo meglio, vive.
E mentre fuori, in trepidante attesa i carrieri, i carri, gli animali ed il popolo si preparavano alla solenne benedizione, nella concattedrale, presieduta dal vescovo Gianfranco De Luca e da altri sacerdoti, si è celebrata l’Eucarestia e cantata la messa in onore del santo vescovo.
A fare gli onori di casa il parroco della basilica don Claudio Cianfaglioni che ha introdotto la celebrazione con queste parole “mi è particolarmente gradito prendere la parola, all’inizio di questa celebrazione eucaristica, per salutare insieme con voi tutte le autorità civili e militari qui convenute e tutti i Larinesi qui presenti o che ci seguono attraverso i mezzi di comunicazione. Lo faccio a nome mio personale e a nome del Consiglio Pastorale della nostra Comunità.
Oggi la nostra Comunità è in festa perché la Provvidenza ci dà l’opportunità di tornare, dopo due anni, ad onorare secondo tradizione, San Pardo, patrono principale della nostra Città e dell’intera Diocesi di Termoli-Larino.
In questi ultimi due anni, come cristiani di Larino, abbiamo imparato che ciò che appartiene alla “regione del cuore” non subisce restrizioni di sorta. San Pardo è nel cuore di ogni larinese con un amore e una passione viscerali. Oggi quell’amore e quella passione è possibile anche testimoniarli fuori dagli spazi dell’intimità del cuore.
Stamattina cominciamo a farlo nel migliore dei modi possibili: da questo altare, sul quale tra poco si manifesteranno per noi ancora una volta la passione e l’amore viscerali di Dio per l’uomo. Da questa “cattedra” speciale dobbiamo sempre imparare, per essere segno e testimonianza credibile dell’amore e della passione dell’uomo per Dio, proprio come hanno fatto i santi, come ha fatto il nostro Pardo”.
Nella splendida concattedrale tante le autorità presenti, accanto al sindaco di Larino Giuseppe Puchetti e agli altri componenti della civica amministrazione, il presidente della regione Donato Toma, gli altri componenti della giunta regionale, i consiglieri Iorio, Romagnuolo, Greco, Primiani e Nola, tanti sindaci dei paesi limitrofi compreso il primo cittadino di Termoli Francesco Roberti. E poi ancora il comandante della locale polizia Raffaele Intrevado con il gonfalone cittadino, il capitano Cristian Cosma Damiano Petruzzella comandante della locale compagnia dell’Arma, il questore di Campobasso, il comandante regionale della Guardia di Finanza, quello della locale tenenza e con loro il comandante della polizia di Stato è quello della penitenziaria.
Sua eccellenza De Luca nella sua omelia ha dichiarato “sono tre le direttive che ci dona San Pardo. Fare bene il proprio dovere e cercare di piacere al buon pastore e all’amore che nutre per noi.
Poi l’invito di Paolo alla libertà con la consapevolezza che l’unico giudice è il Signore. Un Dio che si è compromesso con ognuno di noi. Se Gesù è il mio pastore, io ascolto la sua voce. La nostra esistenza va ‘giocata’ con l’ascolto della Parola. Se permettiamo le interferenze, se la sentiamo come obbligo, allora non siamo in ascolto. Dobbiamo seguire la voce del Signore, il Pastore di tutti e dobbiamo vivere fino in fondo il dono che siamo. Se viviamo la libertà, se ascoltiamo la Sua parola, sapremo essere noi stessi per gli altri. San Pardo oggi ci consegna una testimonianza di pastore buono che serve le persone che il Signore gli ha affidato. Viviamo in un tempo difficile, stiamo uscendo dalla pandemia, abbiamo una guerra vicino, mai come oggi c’è bisogno di gente di pace, dobbiamo essere tutti artigiani di pace”.
La gioia di celebrare la festa di San Pardo senza restrizioni. Un’emozione che non può essere raccontata ma deve essere vissuta.
Dopo la celebrazione, il tradizionale saluto tra le autorità, il presule De Luca, dal balcone dell’episcopio ha impartito alla folla festante presente la solenne benedizione mentre i campanacci lanciavano al cielo le note della devozione autentica dei larinesi vicini e lontani per il loro santo patrono Pardo. Con il sottofondo impetuoso della campana grande del duomo.
E poi la processione con i santi per le vie del borgo medievale, in una giornata estiva, tantissima gente si è ritrovata nel centro frentano per vivere da protagonista la festa patronale. Un lento procedere per le vie della tradizione fino al ritorno in basilica dove ancora i rintocchi della campana grande e fragorosi applausi hanno accompagnato i santi in chiesa, con il tripudio finale riservato, naturalmente, a lui, il padrone di casa, San Pardo.