LARINO. Si è svolta, nella giornata di ieri, la cerimonia di inaugurazione del “rinnovato” Museo Diocesano dedicato al vescovo Giovanni Andrea Tria che, per volontà del Vescovo Gianfranco De Luca, si estende ora anche in un’ala completamente ristrutturata, per accogliere questa importante istituzione che, insieme all’Archivio Storico Diocesano e alla Biblioteca, costituisce il polo culturale della diocesi di Termoli-Larino.
Il Direttore del Museo, l’architetto Ivano Ludovico ha illustrato l’importanza del progetto e, per l’occasione, ha voluto al suo fianco anche Giuseppe Mammarella e don Claudio Cianfaglioni, rispettivamente Direttori dell’Archivio Storico e della Biblioteca.
L’introduzione è stata curata da don Marcello Paradiso, Vicario Generale della diocesi a cui ha fatto seguito la relazione di Giovanni Gardini, Presidente dell’AMEI (Associazione Musei Ecclesiastici Italiani). Presente, il responsabile dell’area Beni Culturali della diocesi, l’ingegnere Alessandro Rucci.
Subito dopo la cerimonia, organizzata nel suggestivo atrio del monumentale Palazzo Vescovile di Larino, si è svolta una visita guidata nel Museo. Hanno provveduto ad illustrare le opere lo stesso Direttore del Museo Ivano Ludovico, insieme al Direttore dell’Archivio Storico Giuseppe Mammarella e a due tra gli operatori di Beni Culturali che continueranno ad occuparsene anche in futuro, Maria Giovanna Giorgetta e Silvia Travaglini.
Di seguito la nota del responsabile dell’archivio storico Giuseppe Mammarella
Museo Diocesano “Giovanni Andrea Tria”
Il Museo Diocesano di Termoli-Larino, lodevolmente diretto dall’Arch. Ivano Ludovico, ha sede presso l’episcopio di Larino, al civico 25 di Piazza del Duomo ed interessa il territorio corrispondente l’intero Basso Molise. Si estende su quattro ampie sale oltre ai considerevoli spazi adiacenti.
Comprende attualmente anche le aree di due edifici sacri posti nelle immediate vicinanze sulla stessa piazza. Si tratta della chiesa di San Francesco e della basilica cattedrale, entrambi riconosciuti monumenti d’interesse nazionale.
La prima, completamente restaurata a seguito dei danni subiti dal terremoto del 2002, per volontà dell’attuale Vescovo mons. Gianfranco De Luca, è ora destinata ad ospitare esclusivamente eventi di carattere culturale. Essa, realizzata nella prima metà del Trecento e quasi completamente trasformata nella seconda metà del XVII secolo, comprende una serie di opere d’arte. Del periodo delle origini, sono visibili tracce di affreschi e due monofore poste sulla parete centrale dell’abside. Al Seicento ed al Settecento, appartengono una serie di tele e statue di pregevole fattura, tra cui il simulacro dell’Immacolata Concezione del noto artista Giacomo Colombo. Notevole è anche la cupola raffigurante la “Gloria del Paradiso” affrescata, nel 1747, dal noto pittore molisano Paolo Gamba.
La cattedrale, autentico gioiello d’arte, edificata, con ogni probabilità, nel corso dell’XI secolo, fu poi ampliata e compiuta, assumendo la forma attuale, agli albori del XIV secolo. L’iscrizione incisa sull’architrave dell’ingresso principale attesta che l’inaugurazione del tempio avvenne il 31 luglio del 1319.
La facciata, a coronamento orizzontale, rappresenta l’ultimo lavoro dell’ampliamento-trasformazione dell’edificio preesistente.
Il ricco portale, con le eleganti colonne esterne contenenti, tra loro, leoni e grifoni, offre, tra l’altro, la stupenda lunetta includente le immagini scolpite di Gesù Crocifisso, con ai due lati la Madonna e l’Apostolo San Giovanni, ed un Angelo precipite che pone sul capo del Cristo la corona regale.
La parte superiore propone, in particolare, l’incantevole rosone a tredici raggi con ai lati due distinte bifore.
Nel 1451 fu realizzato l’arco a sesto acuto su cui poggia la torre campanaria, completata nel 1523. Sul fianco della parte opposta al campanile, si apre un aggraziato ingresso minore che ripropone, con moderazione, lo schema del portale maggiore.
L’interno del sacro edificio, a tre navate di differente lunghezza e larghezza, presenta pregevoli opere tra cui: i preziosi affreschi trecenteschi; una “cripta” del XV secolo; un arco in pietra scolpito del XVI secolo. Tra le sculture dell’età barocca va segnalato l’artistico trono vescovile del 1728.
Oltre ad una ricca pinacoteca, offre al visitatore preziosi oggetti sacri del periodo compreso tra il XV ed il XIX secolo tra cui un reliquiario argenteo a forma di braccio benedicente del 1492, contenente un frammento osseo di San Primiano, il primo dei tre Martiri Larinesi Compatroni di Larino e della diocesi. Sono oltre trecento i paramenti sacri ivi custoditi (pianete e piviali di eccezionale fattura) legati allo stesso periodo. Tra questi ultimi figura un velo omerale ricavato da un piviale indossato dal Vescovo Belisario Balduino al Concilio di Trento che, reduce dall’importante assise, aprì in Larino il seminario diocesano, gloria e vanto dell’intero Molise (e non solo) per essere stato istituito (26 gennaio 1564) per primo nel mondo cattolico.
Tra le altre vesti liturgiche, meritano una particolare menzione le seguenti: un piviale del Vescovo Giovanni Tommaso Eustachio, degli albori del Seicento; una pianeta del Vescovo Carlo Maria Pianetti del secondo decennio del Settecento ricamata in oro; un altro piviale in damasco e oro del Vescovo Giovanni Andrea Tria di fine anni Venti del Settecento; una serie di mitrie Sette-Ottocentesche con raffinati ricami in oro.
L’imponente cattedrale, dedicata all’Assunta, a San Pardo (Patrono principale di Larino e diocesi) ed ai Santi Martiri Larinesi (Compatroni di Larino e diocesi) è una delle maggiori espressioni di arte e di fede esistenti nell’Italia centro-meridionale. Essa è stata insignita del prestigioso titolo di BASILICA con Breve pontificio del 13 luglio 1928.
A questi due sacri edifici se ne aggiungerà un terzo, posto a poco meno di cento metri di distanza, che, sempre per volontà dell’attuale Ordinario diocesano mons. De Luca, sarà adibito a sala museale. Si tratta della chiesa di Santo Stefano, oggi in attesa di restauro, realizzata nel XIII secolo come conferma, tra l’altro, il bel rosone che troneggia nella parte posteriore, anche se completamente trasformata nel corso del Settecento.
Le quattro grandi sale poste tra il piano terra e quello superiore (collegate anche da un ascensore), insieme ai numerosi spazi adiacenti, offrono ai visitatori importanti opere appartenenti al periodo compreso tra il XIV ed il XIX secolo.
Meritano particolare menzione una statua in legno policromo del XIV secolo, le tele tra cui quelle di Francesco Solimena, Nicola Visso e Paolo Gamba del XVIII secolo e le dodici grosse teche, di cui dieci bifacciali, contenenti oggetti sacri di eccezionale valore artistico come: reliquiari, ostensori, calici, pissidi croci astile ed apparati vescovili.
Un rapido cenno è doveroso farlo anche per un orologio da torre del 1785, fino agli anni Ottanta del secolo appena concluso attivo sul campanile della cattedrale larinese. Oggi, completamente restaurato, attrae l’attenzione dei visitatori non solo per la sua particolare fattura, ma anche per i rintocchi che genera attraverso gli impulsi trasmessi ad una piccola campana sovrastante.
Il Museo Diocesano è intitolato a monsignor Giovanni Andrea Tria (senior), Vescovo di Larino dal 1726 al 1741, autore, tra l’altro, delle note “Memorie Storiche Civili ed Ecclesiastiche della Città e Diocesi di Larino, Metropoli degli Antichi Frentani…”, date alle stampe a Roma nel 1744. Monsignor Tria vantava una personalità riformatrice, vigorosa e decisa, tanto da essere considerato uno dei maggiori personaggi vissuti nel Settecento.
Giuseppe Mammarella, Direttore dell’archivio storico diocesano