LARINO. Il tema della sanità molisana, ma soprattutto di quella basso molisana ha animato il convegno organizzato dall’amministrazione comunale d’intesa con il Comitato tecnico scientifico permanente del centro frentano. L’ha animato e, non usiamo certo un eufemismo, perché realmente in sala Freda si è sentita tutta la verve di chi da anni si batte perché in questa parte di Molise, in questa regione che è ‘na borgata de Roma’ sia garantito il diritto alla salute, sia garantito a tutti di poter nascere in basso Molise come di potersi curare e non dover dipendere ancora da viaggi altrove spesso trasformatisi in viaggi senza ritorno.
Al tavolo dei relatori, moderati dal dottore Paolo Santoianni hanno preso posto il sindaco di Larino Giuseppe Puchetti, quello di Termoli Francesco Roberti, i rappresentanti dei comitati civici Carolina Mancini e Nicola Felice, la dottoressa Giovina Vincelli, il vescovo della diocesi Gianfranco De Luca e il segretario del Tavolo permanente, il trasfusionista in quiescenza Guerino Trivisonno.
Santoianni aprendo i lavori del convegno ha introdotto gli argomenti principali al centro della successiva discussione. Il tema della medicina territoriale come quello dei Lea, degli ospedali di comunità come delle case della salute, ma anche della cronaca carenza di personale medico, del mancato turnover, del deficit che nonostante 13 anni di commissariamento è continuato ad aumentare con la ricaduta per tutti i cittadini molisani, costretti a pagare più tasse di tutti senza avere poi nel pubblico le risposte adeguate ed efficienti alle loro problematiche sanitarie.
“Questo convengono – ha affermato poi il sindaco Puchetti – è un grido di allarme di questo territorio, dobbiamo cercare di far capire che va riequilibrata la spesa sanitaria, il basso Molise, con i suoi 110 mila abitanti che in estate raddoppiano, non può essere lasciato senza un ospedale per acuti. Non è più concepibile che qui esista un unico ospedale mentre da Campobasso ad Isernia oltre agli ospedali pubblici ci sono le strutture private. Bisogna riequilibrare e non abbandonare i cittadini di questa terra. Al di là dei tecnicismi, un aspetto è importante: il prossimo Pos deve tener conto di questo necessario riequilibrio”.
In sala. piena in ogni ordine di posto consentito, erano presenti anche i consiglieri regionali Micaela Fanelli e Gianluca Cefaratti, l’ex presidente della regione Giovanni Di Stasi, l’ex senatore Giuseppe Astore, l’ex onorevole Laura Venittelli, il sindaco di Montorio nei Frentani Nino Pellegrino Ponte, don Antonio di Lalla, decine di cittadini e medici.
Nicola Felice del Comitato San Timoteo, ha affermato “tutti dobbiamo sentirci corresponsabili di questa situazione. Oggi però quello che possiamo fare è guardare al futuro, siamo al piano zero dobbiamo risollevarci”. L’ingegnere ha ricordato ai presenti il documento che il Comitato ha recapitato al governatore Toma in cui si sono delineati possibili scenari non soltanto per il San Timoteo ma anche per il Vietri, senza alcun campanilismo.
Nel corso del convegno è emerso chiaramente come il continuo riferimento al famigerato Decreto Balduzzi deve portare l’intero Molise a chiedere finalmente una deroga generale anche perché – è stato detto – il Balduzzi, è stato applicato solo dove l’hanno voluto applicare mentre per altre situazioni non è stato applicato. La nostra posizione si salva solo se chiediamo deroghe, bisogna conservare le specialistiche lì dove stanno”.
La dottoressa Giovina Vincelli, anche in rappresentanza dell’Ordine dei Medici di medicina territoriale, riportando il suo vissuto dal e sul territorio ha invitato la politica a snellire le modalità di ingresso sulla medicina territoriale, ad investire risorse per invogliare i giovani a restare, in altre parole a dare valore al territorio. Se ciò non sarà fatto lo faremo morire, faremo morire gli ospedali, faremo morire le persone”.
Francesco Roberti ha poi affermato “mi associo alle parole di Pino Puchetti, noi, sono anni che cerchiamo di affrontare questo tema, ma sono anche anni che non comprendiamo come vengono spesi i soldi pubblici. Ma se guardiamo ai numeri, e se vediamo come tutto è stato smantellato come mai i costi non si sono abbassati?
Il primo cittadino di Termoli facendo un esempio con una ditta privata in crisi ha aggiunto “il vero cruccio non è il personale ma il dispendio di risorse. Come sindaci e presidenti degli ambiti sociali sappiamo quale è il livello di povertà dei nostri territori. Il problema non è solo dove andare a curarti ma anche se hai le risorse per curarti. Noi sindaci in questa pandemia abbiamo dovuto rispondere anche alle chiamate di chi invece aveva il telefono spento. Non voglio farne un discorso di campanile, ma prendiamo il punto nascita di Termoli: se la gente non vede più il San Timoteo come un ospedale dove poter partorire come possiamo difenderlo. Bisogna dire la verità, bisogna avere manager capaci altrimenti è meglio vedercela da soli e andare a battere i pugni noi sindaci a Roma.
Basta con le lobby dei baroni”.
Carolina Mancini da parte sua, come sempre battagliera, ha chiaramente attaccato la politica regionale affermando “che il problema parte dal consiglio regionale. Tre ospedali chiusi eppure il debito non accenna a diminuire occorre cambiare le persone, basta essere masochisti.
Da parte sua il Vescovo De Luca ha ricordato l’impegno che come Diocesi insieme al periodico la fonte sta portando avanti con un idea precisa sulla medicina territoriale e sulle case della salute “perché il Covid ha messo in risalto come le zone dove mancava una rete di medicina sul territorio, lì il sistema è andato in tilt. Bisogna difendere l’esistenza di un ospedale ma capire anche l’importanza della medicina territoriale che rende prossima anche la dimensione sociale delle nostre comunità. Su questo bisogna lavorare di più e meglio. Bisogna essere intelligenti nelle scelte operative”.
Come vescovi poi ha concluso De Luca – abbiamo promosso degli incontri sulle zone interne. Queste sono ovunque, non soltanto in Molise e il mese prossimo ci confronteremo a Benevento con il Ministro proprio per approfondire ancora di più l’importanza sociale di portare la medicina la dove serve.
Prima del dibattito, in verità molto acceso per diversi tratti, ha preso la parola il segretario del comitato tecnico scientifico Guerino Trivisonno che ha esordito “Ho sentito tante parole, tanti discorsi ma non ho sentito soluzioni”. L’ex trasfusionista con i suoi toni ha denunciato l’assenza dei politici al convegno che pure erano stati tutti invitati, così come delle persone. A suo modo certo, infondo, Trivisonno che, da anni si batte per la sanità in basso Molise, ha voluto dire che non è più tempo di parole ma bisogna agire.
Il convegno si è chiuso con gli interventi dei consiglieri regionali presenti e di alcuni medici. Si diceva un convegno acceso anche nei toni, in alcuni momenti, ma certamente positivo soprattutto se realmente e finalmente, si faranno cadere i campanili, e si proseguirà insieme per ottenere realmente una sanità in basso Molise che funzioni.