LARINO. Nozze di diamante per Maddalena (Nuccia) Scardera e Giulio Pontico. Una lunga storia d’amore da raccontare e da prendere a modello per le nuove generazioni.
Siamo nella Larino del secondo dopo guerra. Il centro frentano è tutto racchiuso nel borgo medievale. Il Piano della Fiera, il Pian San Leonardo è tutto concentrato invece lungo un’unica direttrice viaria, Corso Magliano. Lì, case al massimo a due piani sono crocevia di tante storie particolari, di storie di ragazzi e ragazze che si incontrano magari con la complicità di postini improvvisati che schivando gli occhi dei genitori riescono a recapitare messaggi d’amore scritti su pezzi di carta trovati in qualche tiretto di casa o magari utilizzando la carta delle buste della spesa.
Insomma, un quartiere, come dire, dal volto familiare. Dove tutti si conoscevano, dove il rispetto, l’amicizia erano valori da tutelare e salvaguardare sia se si era nella propria abitazione sia fuori al negozio di alimentari, alla macelleria, alla fabbrica di mattoni fin su, alle scuole e in parrocchia.
In questo microcosmo si colloca la storia di Maddalena e Giulio. La prima, era la terza figlia, peraltro gemella, di nove figli, lui Giulio invece il primo figlio di tre. Maddalena che all’anagrafe ha qualche anno in più di Giulio, subito dopo la guerra, decise di partire insieme ad un suo congiunto per il Canada. Era poco più che un’adolescente quando partì e forse solo di sfuggita aveva visto dall’altra parte della strada il giovane Giulio, come detto di qualche anno più giovane.
Ma che volete il destino aveva già puntato la penna su una pagina di vita diversa e così Nuccia in quella terra del Nord non volle più rimanere e fece ritorno a Larino. Intanto Giulio era cresciuto diventando davvero un bel ragazzo dalla folta chioma nera.
Era il 1960, nei jukebox si ascoltavano canzoni come Tintarella di Luna, Romantica di Tony Dallara, Il Cielo in una stanza di Mina o anche i pezzi di Celentano e Paul Anka, la vita scorreva lenta ma ancora una volta il destino volle vergare una nuova pagina su quella che è poi diventata la loro storia d’amore. Il ritorno dell’americana, così venne soprannominata Nuccia ( ci perdoni per aver usato questo nomignolo), non passò inosservato tanto che Giulio, almeno così ci hanno riferito, dal tetto di un’abitazione posta di fronte la casa dell’amata riusciva a scorgerla e spiarla. Erano gli anni in cui per uscire le ragazze dovevano essere ancora accompagnate da qualcuno, da una sorella, da un fratello o anche da una cugina. Eppure Giulio trovò il modo per ‘fare conoscenza’, complice un ragazzo di quasi 12 anni che ironia della sorte un giorno sarebbe diventato suo genero.
Brevi messaggi, lettere d’amore di quelle che forse oggi non si scrivono più per paura di sembrare banali, ma per Giulio nulla era banale e tutto aveva valore per poter conoscere e stare con la sua Nuccia. Due anni andò avanti il loro fidanzamento e poi il 24 febbraio del 1962, d’accordo le famiglie, i due innamorati si sposarono, decidendo di unire le loro unicità per formare una famiglia.
Scelsero di farlo nella loro parrocchia al Pian San Leonardo, nella chiesetta dedicata alla Beata Vergine delle Grazie, lì proprio al confine estremo di quel corso Magliano e testimone davanti a Dio e ai tanti invitati (una costante di tutte le feste passate, presenti e future organizzate da Giulio) ci fu don Antonino Musacchio.
Una famiglia benedetta da Dio con l’arrivo di tre figli Renata, Primiano e Alfonso. Un lavoro all’Enel lui e un lavoro anche molto più faticoso lei a casa a crescere i figli e a ‘governare’ l’intera famiglia. Lui la passione immensa per la Juventus, le amicizie, lei la devozione autentica per il poverello di Assisi, entrambi la fede in quel Cristo che si è fatto presente nel santo del Gargano, quel Padre Pio e quella spiritualità francescana che hanno visto però entrambi diventare pietre angolari del locale convento.
Giulio sempre operativo, sempre pronto a trovare soluzioni (attualmente ad 84 anni è assessore comunale) lei, Nuccia donna più silenziosa ma non meno tenace che con la preghiera e le opere di misericordia ha garantito sempre un apporto fondamentale alla famiglia e non solo. Qualcuno ha scritto che l’amore è guardarsi negli occhi, tenersi per mano, trasmettersi pensieri senza parlare. Ma è anche litigare e fare pace, piangere e ridere insieme, avere gusti diversi ma via via sempre più simili.
Ebbene, crediamo con il cuore, che riuscire a fare tutto questo per sessant’anni non è forza di volontà, è ‘magia’, la magia che hanno saputo creare Nuccia e Giulio.
In questo tempo così particolare, dove tutto è sospeso, la vostra storia d’amore più forte anche del Covid, è la dimostrazione che insieme si può tutto grazie al vero amore che non muore mai, amore che è quotidianità, che non si abbatte e ne si gonfia ma rimane nella certezza dei gesti, nella presenza l’uno accanto all’altra giorno dopo giorno, il tutto condito anche da….tanta pazienza.
Valeva la pena raccontare la vostra storia, valeva la pena farla conoscere sia pure, come dire, in forma breve.
Auguri da tutti i vostri cari e naturalmente felice anniversario dal nostro direttore Nicola De Francesco (particolarmente legato a te Giulio e a te Nuccia proprio in questo giorno) e dalla redazione di Viaggionelmolise.it