LARINO. La Biblioteca Diocesana di Termoli-Larino “Mons. Biagio D’Agostino”, di recente inaugurata nella sua nuova sede in via Seminario a Larino, ha ospitato domenica sera, il secondo incontro dei quattro messi in programma fino ad aprile, per riflettere a più voci sul libro dello scrittore britannico C.S. Lewis, I quattro amori”.
L’iniziativa svolta nell’ambito del progetto “Teatrando, l’educazione in scena” – Avviso pubblico “Educare insieme” del Dipartimento delle Politiche per la Famiglia, e costituisce parte del Corso Base Animatori dal titolo “Coltivarsi”, ha visto al tavolo dei relatori per parlare di amicizia il professore Luciano Corbo ed il docente di Filosofia morale all’Università di Roma Tor Vergata Emilio Baccarini.
Nella sala piena in ogni ordine di posto, nel pieno rispetto della normativa anti Covid, è toccato al direttore della biblioteca don Claudio Cianfaglioni aprire i lavori di una conferenza che è stata essa stessa espressione di un’amicizia quella che ha visto proprio don Claudio diventare amico dell’illustre relatore come del resto anche del giovane professore larinese.
Dopo la dottoressa Chiara Vitulli che ha dialogato sul tema dell’affetto con il teologo don Antonio Sabetta, è toccato ad un altro giovane larinese, il professore Luciano Corbo dialogare su quello che Lewis nel suo libro definisce come il secondo amore, ossia l’amicizia.
Anche Corbo, dopo aver ringraziato don Claudio ed i suoi compagni di avventura, è partito dal suo vissuto, dalle sue emozioni, dai suoi interrogativi per spiegare cosa sia l’amicizia e di come il concetto stesso di amico sia mutato nel corso del tempo rispetto alla sua infanzia, alla sua adolescenza fino ad oggi quando ha capito che ‘l’amicizia non è un qualcosa di necessario ma è grazie a lei che possiamo vedere la bellezza degli altri e loro la nostra’.
Il professore larinese ha ripercorso l’intero capitolo che Lewis ha dedicato all’amicizia, un capitolo del libro in cui l’autore rimprovera la modernità di interessarsi poco a quello che lui definisce il secondo amore a differenza di quanto accadeva nell’antichità dove l’amicizia, il concetto di amico era molto considerato da Platone passando per Aristotele e Cicerone.
“Gli amici non si scelgono, perché non siamo noi a decidere la classe, la città, il quartiere dove viviamo al massimo c’è la nostra volontà di aprirci all’amicizia. È il più logico dei sentimenti ma è affidato al caso. Essa nasce, finisce o prosegue quando nasce, finisce o prosegue quel qualcosa che abbiamo in comune con l’altro”.
Il professore Baccarini nel suo incipit ha ricordato la situazione che sta vivendo l’Ucraina, un’amicizia distrutta dagli interessi. L’illustre studioso di Husserl e del pensiero ebraico contemporaneo che negli ultimi tempi si è occupato di un’antropologia della differenza e dell’alterità condividendo quanto detto da Corbo ha descritto l’amicizia come un qualcosa che non è sostanza ma che si nutre delle relazioni. ‘L’amicizia – citando anche l’etica di Aristotele e poi Platone e Cicerone fino a filosofi contemporanei – è un’esperienza personale in cui viene continuamente pronunciato il pronome io e tu e dove questo non accade non c’è amicizia. O siamo coinvolti o non è amicizia. Da dove si origina? L’amicizia è una scelta motivata da qualcosa che è estrinseca all’altro, sta fuori da me. Una motivazione esterna alla persona cosa che invece non accade nell’amore. L’altro va a cogliere qualcosa della mia intimità, della mia soggettività e nello stesso tempo io reciprocamente ne colgo la sua ed insieme percorriamo un cammino esistenziale”.
Baccarini ha poi parlato di ‘comunione’ che non elimina le differenze che rimangono in maniera creativa così come l’amicizia che è sempre creativa e si basa su una relazione di reciprocità, sull’empatia o entropatia che ci consente di entrare nell’altro, di sentire l’altro nonostante siamo ‘isole perché ciascuno di noi finisce dove finisce la propria pelle, ma l’amicizia ci consente di di vivere un’esperienza esistenziale diversa e gratuità’.
Studioso cristiano Baccarini ha sottolineato come l’amicizia ci aiuta sulla via verso il bene, anche se poi è anche vero che molte volte anche il male si veste di amicizia che resta un’esperienza di libertà, la stessa libertà che ci viene da Dio. L’esercizio dell’amicizia resta il giusto percorso non solitario verso la felicità.
Gli amici sono come compagni che guardano verso la stessa verità, e la ricerca di questa verità spinge a pensare l’amico come un compagno con cui affrontare la vita. Compagno viene da cum panis: gli amici sono coloro che mangiano lo stesso pane. Un po’ come Gesù che ha voluto raccogliere attorno a sé degli amici con cui condividere la propria sorte, perché insieme fossero mossi dalla ricerca di quella stessa verità, il Regno dei Cieli.
“Vedi la stessa verità?”… Questa è la regalità dell’amicizia: in essa ci incontriamo come sovrani di stati indipendenti, fuori del nostro paese, sul terreno neutrale, svincolati dal nostro contesto. Da ciò deriva il carattere squisitamente arbitrario e l’irresponsabilità di questo affetto. Non ho il dovere di essere amico verso nessuno, e nessuno ha il dovere di esserlo nei miei confronti…ma infondo sappiamo tutti che avere amici ci fa vivere la vita in maniera più intensa”.
Nicola De Francesco