LARINO. A 45 anni dalla morte del commissario di Polizia Vincenzo Rosano, conosciuto da tutti come Enzo, questa mattina l’amministrazione comunale insieme ai vertici della Polizia di Stato, tutti i rappresentanti delle Forze dell’ordine operanti a Larino nonché i rappresentanti dell’associazione nazionale Polizia di Stato hanno reso omaggio alla memoria dell’alto ufficiale di polizia, medaglia d’oro al Valor Civile, presso la sua tomba monumentale posta nelle immediate vicinanze dell’ingresso del cimitero comunale.
Una commemorazione molto sentita, alla presenza della sorella Eleonora, per ricordare ancora una volta il valore di un uomo, di un poliziotto deceduto a Torino il 9 febbraio del 1977, a seguito delle gravi ferite riportate dopo un conflitto a fuoco con alcuni malviventi.
Una morte, quella del commissario Rosano, avvenuta nei cosiddetti “anni di piombo” che costituì, come ebbero a scrivere le cronache del tempo, un doloroso capitolo della “Torino noir”.
Vincenzo Rosano era nato a Larino il 3 aprile del 1944, suo padre era sottobrigadiere della Guardia di Finanza ,in servizio a Cavo,nell’isola d’Elba. Celibe, destinato alla Questura di Torino per il previsto tirocinio il 20 maggio 1976 venne assegnato presso la Squadra mobile del capoluogo piemontese.
Il 2 febbraio 1977, Rosano era fuori servizio e, insieme ad un collega (il commissario Fabrizio Gallotti), poco dopo le ore 21:00, si era recato a cena nella pizzeria “Marechiaro” in via San Francesco d’Assisi angolo via Pietro Micca.
Ad un tavolo del locale stavano cenando cinque uomini, fra questi, Rosano riconobbe due pericolosi criminali, uno appena evaso dal carcere. Rosano e Gallotti si avvicinarono per arrestarli, i cinque reagirono in modo aggressivo, due riuscirono a uscire in strada, gli altri tre spararono per primi per aprirsi la via di uscita, prima che i due funzionari potessero attuare qualche reazione. Il commissario Rosano venne colpito nella regione cardiaca e al femore; il secondo funzionario venne ferito in modo meno grave al braccio sinistro e alla mano destra. Nella sparatoria venne leggermente colpito anche un cliente della pizzeria.
Iniziarono le ricerche dei fuggitivi appartenenti alla cosiddetta banda dei suicidi ( per la noncuranza dimostrata nei confronti della loro stessa vita). Rosano, trasportato all’ospedale delle Molinette, era in condizioni molto gravi, erano anche interessati i polmoni e gli organi addominali. Una complicazione insorta in seguito fu l’infezione al pancreas. Rosano fu assistito in ospedale dalla madre, ancora vivente, dalla sorella e dalla fidanzata. Resta in vita per quasi una settimana, tanto che il giornale “La Stampa” fornì notizie di un decorso molto difficile ma con qualche breve momento di ripresa.
Vincenzo Rosano muore mercoledì 9 febbraio 1977. Dopo l’autopsia, la camera ardente fu allestita in questura il giorno 10, il funerale si svolse venerdì 11 febbraio, alle ore 15:00, con partenza dalla questura, la cerimonia funebre si tenne nella chiesa di Santa Barbara in via Assarotti.
Dopo il rito funebre venne sepolto nella sua città natale, Larino. E qui, ogni anno, la Questura di Campobasso insieme alla civica amministrazione organizza, come l’odierna, una cerimonia per ricordare il suo sacrificio, fulgido esempio per tutti gli italiani.
La cerimonia di questa mattina è stata preceduta dal rito del silenzio eseguito dal maestro Roberto Di Carlo, la deposizione di corone di alloro e dalla preghiera affidata al cappellano della Polizia di Stato. Al commissario Rosano è intitolata una delle vie cittadine di Larino, la scuola elementare mentre a Torino luogo della sua morte qualche anno fa gli fu intitolato il Laboratorio di Genetica e Chimica Forense del Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica “Piemonte e Valle d’Aosta”.