CERRO AL VOLTURNO- LARINO. SI svolgeranno nel pomeriggio di domani, alle 16, presso la parrocchia di San Rocco Confessore nella frazione Cupone di Cerro al Volturno, i funerali del giovane infermiere Nereo Mancini deceduto questa mattina a Larino a due passi dal suo posto di lavoro, il reparto post covid della Casa della Salute del Vietri.
Il giovane infermiere stando alle informazioni raccolte, avrebbe dovuto prendere servizio alle 7.30 e come ogni mattina, prima di recarsi al lavoro, si era fermato al Casablanca a fare colazione. Un cornetto, un caffè e poi via verso quel reparto che accoglie i pazienti che hanno subito le conseguenze del Covid.
Messosi in macchina però, sulla sua Lancia Delta di colore nero, non ha avuto il tempo di raggiungere il Vietri, un destino crudele, un disegno più grande da capire per noi umani, aveva scritto una pagina diversa per lui. Nel breve giro della lancetta dei minuti, il giovane infermiere ha fatto pochi metri, prima che il suo cuore smettesse di battere mentre la sua auto finiva la sua corsa adagiandosi letteralmente su un’utilitaria parcheggiata poco più avanti.
In tanti e in diversi modi hanno espresso parole di vero dolore per questa tragedia così grande che ha sconvolto la quotidianità di più comunità a partire da quella frentana dove il ragazzo prestava la sua opera di infermiere e naturalmente a Cerro al Volturno dove il sindaco ha proclamato per domani, giorno dei funerali il lutto cittadino.
Noi di Viaggionelmolise.it che per primi siamo arrivati sul luogo della tragedia, vogliamo, stringendoci ai familiari del giovane Nereo in segno di profondo cordoglio, riportare due testimonianze di persone che meglio di noi hanno avuto modo di conoscere il giovane infermiere.
La prima è quella di un suo collega di lavoro nel reparto riabilitazione post covid del Vietri, l’infermiere Antonio Sciscente che questa mattina aspettava Nereo per cominciare insieme una nuova giornata di lavoro.
Antonio scrive “Ma che mi combini, amico mio?! Mi hai detto: “Vabbè, ci vediamo domani!” e io ti ho aspettato, come facevo sempre. Come quando scherzavamo con nomignoli buffi da dare agli amici e le mille cose che ti vantavi di aver mangiato. Mi hai detto di aspettarti stamane, che non volevi fa tardi, che poi avremmo parlato di cosa fare al mare, che ci fa schifo ad entrambi. Mi hai detto: ” Antó, fammi scappà!” quando ti ho chiesto di farti una sigaretta e due chiacchiere. Ieri sera mi hai accontentato: sigaretta e chiacchiere, risate e gioia. E mó? Mi fai stare così?
Il consigliere comunale di Cerro scrive “In questo momento, con le lacrime agli occhi e con il cuore a pezzi, mi tornano in mente i tanti sabato sera che attendavamo con ansia e frenesia perché dovevano andare a cena fuori, le serata di inverno con la neve trascorse tra polenta e pizza nelle varie case della nostra comitiva, le partite a calcetto come tanto ci piaceva definirle, “ospedaliere”, la tua grande passione per i motori e per mettere mano a qualunque cosa trattasse di meccanica, le avventure/disavventure comunitarie che in adolescenza hanno caratterizzato la nostra spensieratezza, la nostra voglia di libertà, la nostra goliardia e perché no, la sana follia dettata, oggi ne sono certo, dall’ingenuità dell’età.