COLLETORTO. Un luogo del cuore che complice una volpe vive nelle parole del professore Luigi Pizzuto.
A voi la lettura.
“Vulpes pilum mutat non mores”. La volpe cambia il pelo ma non il vizio. Recita così un vecchio detto latino che vede nella volpe il simbolo di un comportamento da condannare. Ma in verità sicuramente tale giudizio non vale. Come nel caso di questa storia vivace frutto ormai di un’abitudine singolare che puntualmente accade in questa piccola realtà molisana. Qui una graziosa volpe nel rapporto col mondo degli uomini non assume mai un comportamento tale da poter far male. Anzi, al contrario, pare che metta nel suo percorso quotidiano una cura dello sguardo a dire il vero esemplare. Nel centro abitato di Colletorto è facile vedere in giro una volpe tutta sola dal pelo rossiccio. E’ sicura nel suo cammino.
Di sera a quanto pare segue un percorso piuttosto ripetitivo. Quando il cielo si fa scuro, ed ognuno sta tranquillo a casa sua, la volpe entra tranquillamente in azione. Procede con cautela. Dopo aver superato Via della Libertà, come un pedone guarda l’incrocio da un capo all’altro. Poi tra le luci soffuse destina l’ultimo sguardo verso il monastero e la scalinata. Infine, senz’alcuna titubanza, corre veloce, imboccando Via Capitanata, per raggiungere l’adiacente strada provinciale che porta a San Giuliano. Come si nota dal video, in questo percorso notturno e solitario quasi sempre trova qualcosa da sgranocchiare. La volpe nel suo andamento lento osserva e si fa guardare. E’ un bell’esemplare dal muso lungo e affusolato. Dotato di un apparato sensoriale straordinario, che, nella sua ricerca famelica, non sbaglia quasi mai.
Da tempo però ha perso la sua aria feroce. La volpe, furba per antonomasia, fa sentire sempre di più la sua presenza nelle aree urbane. Oppure all’interno dei piccoli borghi dove può sfruttare svariate occasioni alimentari. La società dei consumi offre sempre qualcosa da mangiare. Avanzi, cibi e pezzi di carne abbandonati costituiscono un pasto gustoso e assicurato. Pare proprio che non abbia nessuna paura dell’uomo che la osserva a brevissima distanza. Da tempo è cresciuto il suo spirito di adattabilità specialmente nelle aree antropizzate. Si può senz’altro dire che oggi la presenza della volpe è utile all’ambiente circostante. Nei rapporti tra gli esseri viventi ricrea, senza dubbio, l’equilibrio necessario che frequentemente in un contesto ambientale viene a mancare. In questo nuovo habitat, infatti, si mostra anche ghiotta di topi e ratti che con facilità trova in un quartiere disabitato.
Si tratta di una caccia utilissima nel controllo della crescita a dismisura di quei roditori che causano non pochi danni alla vita dell’uomo. Nel pieno della pandemia, fino all’anno scorso, un’altra piccola volpe, invece, aveva scelto come dimora abituale i vasti spazi del chiostro monastico. Forse perché pieni di rifiuti, sporcizia, erbacce e cumuli di ingombranti calcinacci. A tutt’oggi l’antico monastero, sede nel passato di un glorioso Regio Educandato, si trova in uno stato di degrado avanzato. Pessime sono le sue condizioni. Perché da troppo tempo completamente abbandonato. La simpaticissima volpe, al calar della sera, puntualmente amava uscire da questo luogo. Forse per lanciare un “messaggio accorato” da tempo inascoltato. Come un animaletto domestico scendeva a passi cadenzati la bella scalinata. Decideva poi improvvisamente di sostare sui gradini del tempo. Mettendosi nei panni di un sensibilissimo guardiano a tutto campo. Dall’alto, curiosa, destinava lo sguardo agli spazi cittadini più movimentati.
Addirittura accettava senza paura perfino la presenza ravvicinata di qualcuno. Dopo, senza fretta, ritornava lentamente sui suoi passi. Rientrando così in un luogo del cuore che ha bisogno di un intervento tempestivo da parte dell’uomo. Prima che sia troppo tardi. E’ assurda la pessima condizione in cui versano gli ambienti interni del monastero. Qui, il magnifico ciclo di affreschi, datato 1737, a firma del pittore oratinese Pietro Brunetti, rischia di scomparire per sempre. Adesso la piccola volpe non c’è più. Ma il suo silente messaggio è sempre vivo ed attuale. E oggi grida più che mai.