LARINO. Nella bellissima sala della nuova biblioteca diocesana di via Seminario, intitolata al presule Biagio D’Agostino, si è svolto il primo, dei quattro incontri, messi in cantiere dal direttore don Claudio Cianfaglioni per rendere i nuovi spazi, non soltanto centro di ricerche ma luogo dove si fa cultura viva, dove il dialogo prende forma e si arricchisce di testimonianze.
Cuore pulsante degli incontri la riflessione a due voci del volume ‘I quattro amori’ di Clive Staples Lewis, sì l’autore delle Cronache di Narnia che in maniera lucida e vigorosa ha saputo sviscerare un tema da sempre al centro delle dispute teologiche e filosofiche ossia l’amore, i suoi quattro elementi l’affetto, l’amicizia, l’eros e la carità. Lewis vede ciascuno dei “quattro amori” emergere nell’altro, ci mostra come uno possa anche trasformarsi nell’altro, ma non perde mai di vista la reale e necessaria differenziazione tra loro. Una differenziazione che porta però ad un risultato che è un ritratto parlante dell’unico e profondo desiderio di felicità, in cui ciascuno sarà indotto a ritrovare familiari somiglianze.
Della prima forma di amore, ossia l’affetto ne hanno parlato, di fronte ad una sala piena in ogni ordine di posto, la giovane filologa larinese Chiara Vitulli e il teologo, filosofo e cancelliere diocesano don Antonio Sabetta in un pomeriggio di fine gennaio davvero interessante per un progetto, quello della biblioteca diocesana, che promette di regalare al pubblico momenti di alta cultura, di interazione intellettuale, di presente che si fa storia quotidiana.
Gli interventi sono stati preceduti dalla presentazione dell’intero programma culturale affidata al neo direttore della biblioteca diocesana don Claudio Cianfaglioni che ha ricordato come grazie alla disponibilità di illustri ospiti quattro giovani larinesi avranno modo di sviscerare l’intero libro di Lewis, le sfaccettature dell’amore.
La dottoressa Vitulli, dopo aver ricordato la vita da accademico di Lewis, la sua conversione al cattolicesimo, ha introdotto il tema dell’incontro, l’affetto. E cosi se l’autore nel libro ci parla di esso principalmente riferendosi all’amore dei genitori per la prole, soffermandosi sull’amore delle madri, che segue un determinato principio. Di un amore che dà, che ha bisogno di dare e non si esaurisce in questo dare, ma ha bisogno di essere necessario. Ed è il più espansivo perché è il più comune, la Vitulli ha saputo scendere nel suo quotidiano per ‘raccontare’ ai presenti come può l’affetto allargare la nostra mente partendo dall’osservazione delle persone che ci sono vicine.
“E per affetto che ci permettiamo delle libertà fino a quella massima di essere se stessi, e questo ci rende felici”.
Don Antonio, dal canto suo, partendo da quella disaffezione all’affetto iniziata con Platone ha entusiasmato il pubblico presente con una relazione appassionata che ha abbracciato teologia a filosofia, passando per le parole di Silente, si quello di Harry Potter quando dice “Presto, tutti quanti ci troviamo faccia a faccia con la scelta tra fare quello che è più giusto o quello che è più facile fare”.
Don Antonio, infondo, ha invitato tutti a non ridurre l’affetto all’istinto ma a considerarlo come un qualcosa che non ci allontana dalla verità ma al contrario ci introduce alla vera verità, e in qualche modo a non fare come il Fedone di Platone che a causa del corpo, delle cose che esso ci fa fare, ci fa dimenticare delle cose importanti.
Naturalmente anche per l’affetto – ha aggiunto don Antonio – c’è bisogno di una educazione, non lo si può pretendere per cui ognuno di noi deve sapersi staccare dalla patologia del bisogno e sperimentarsi nella quotidianità alla ricerca di ciò che per affetto è giusto e non quello che per pensiero calcolante lo è.
Il prossimo incontro è in programma domenica 27 febbraio alle ore 19, sempre nella sala della biblioteca diocesana. In quell’occasione sarà Luciano Corbo ad introdurre il tema del secondo amore di Lewis ossia l’amicizia. Ne parlerà con il docente di filosofia morale all’università Tor Vergata di Roma, Emilio Baccarini.