LARINO. Con l’antico canto delle Calende si è aperta la solenne celebrazione della notte del Natale del Signore nella cattedrale frentana presieduta dal vescovo Gianfranco De Luca.
Secondo la terminologia in uso nell’antichità, a Roma, il 25 dicembre veniva indicato come l’ottavo giorno antecedente il 1° gennaio, ossia le Calende. Da qui la denominazione di Kalenda per indicare il racconto storico della nascita del Cristo bambino nella liturgia del Natale.
Al termine del canto, eseguito dal maestro Mena Giorgetti, il presule De Luca insieme a don Claudio Cianfaglioni si è recato innanzi all’effige del bambinello e, dopo aver tolto il velo che lo copriva, lo ha incensato mentre il canto del gloria del coro e le campane finalmente sciolte mandavano a dire al mondo intero di destarsi dalle tenebre e andare a riveder la luce vera.
Nella cattedrale tanti i larinesi presenti, tra loro anche il comandante della compagnia carabinieri, il capitano Christian Cosma Damiano Petruzzella, presenti per vivere con fede la gioia di un bambino che viene nel mondo e, stravolgendolo, lo salva ancora una volta.
In uno dei passaggi dell’omelia De Luca che, nel pomeriggio aveva celebrato messa nella casa di reclusione di via Molise, ha ricordato quanto grande sia l’amore che Dio concede agli uomini. ‘Un amore che ci precede nella realtà della nostra vita quotidiana. Dove c’è la pace tutti sono disarmati”. Il vescovo si è soffermato sul significato profondo di quel ‘non c’era posto per loro nell’albergo’ e sull’altro passaggio della scrittura dove si legge come siano stati dei pastori i primi ad essere avvisati della nascita di Gesù.
‘Due passaggi che sono fonte di stupore – ha affermato De Luca – ma che in fondo vogliono dirci che ogni posto è quello buono per far nascere Cristo, Lui è ovunque e che il Suo amore abbraccia tutti partendo proprio da coloro che sono più lontani donandogli una vita nuova’.
Una solenne liturgia che si è conclusa con i ringraziamenti di don Claudio al vescovo per la sua presenza a Larino in questa notte Santa e con la processione al meraviglioso presepe realizzato nel chiostro della cattedrale.
Qui, nella capanna allestita dall’associazione Car larinese, i due figuranti hanno atteso l’arrivo del piccolo Gesù, il piccolo Alessandro Di Ridolfo portato in braccio dal parroco della basilica e deposto, come avvenne proprio al Cristo bambino, nella mangiatoia ad indicare, per usare le parole del vescovo De Luca la vita nuova, l’amore del Dio bambino viene in ogni dove ed è per chiunque.