LARINO. Abbiamo chiesto all’ottimo Lorenzo Di Maria di raccontare sulle nostre pagine la recente visita a Larino di un gruppo di turisti, di camperisti che hanno scelto per un weekend di novembre di visitare il centro frentano.
Quello che Lorenzo ci propone e che noi di Viaggionelmolise.it condividiamo è una riflessione sensata, cosciente di cosa possa realmente rappresentare il turismo a Larino. Cosa possa rappresentare per 365 giorni all’anno ricevere turisti nelle bellezze storico, artistiche ed archeologiche della città frentana. Perché il turismo a Larino non può essere un caso, ma deve diventare il vero volano di sviluppo della comunità. Il primo punto fermo, dopo San Pardo, il Carnevale, le Luminarie, per ridare alla città frentana quella centralità che merita nel panorama artistico regionale.
“Novembre, a Larino, è un mese spento. A ottobre c’è la storica Fiera, a dicembre le Luminarie. Poi, a inverno inoltrato, il Carnevale storico. Ad aprile iniziano la primavera e le belle giornate, i fiori iniziano a sbocciare per diventare, a maggio, protagonisti indiscussi. E poi c’è l’estate: tornano gli studenti, gli emigrati e la gente dal mare, ogni tanto, una passeggiata nella storia se la concede volentieri. Novembre invece è, ripeto, spento.
È per questo motivo che vedere turisti novembrini a Larino diventa quasi un fatto strano. È vero, non venivano da lontano – una ventina di camper, cinquanta persone, da San Severo, Foggia –, ed è anche vero che i camperisti viaggiano tutto l’anno, ogni volta che possono. È però una novità il fatto che abbiano scelto Larino come loro meta in un periodo dell’anno insapore.
Sono giunti nella città frentana sabato 20, nel pomeriggio. Hanno visitato ben due volte il centro storico: sabato sera col Gruppo Animatori Centro Storico Larino, alla scoperta del Palazzo Ducale, delle famiglie storiche e delle loro antiche dimore; domenica mattina con Molise WOW e i tesori del Museo diocesano, della chiesa di San Francesco e della magnifica Cattedrale di San Pardo. Pranzo all’agriturismo ‘I dolci grappoli’, e poi via, verso casa, con la promessa di tornare presto a trovarci.
Ho avuto modo di accompagnare tanti turisti in giro per Larino, di ogni provenienza, di ogni sensibilità culturale, e resto ogni volta sorpreso – e neanche troppo – di come Larino affascini chiunque. “È incredibile la ricchezza che avete” è la frase più ricorrente. Per questa ragione, questo articolo non vuole celebrare come degno di nota e di notiziabilità, per così dire, il fatto che siano arrivati a Larino cinquanta camperisti da San Severo a novembre. L’obiettivo è più profondo e muove dallo stupore che abbiamo avuto modo di leggere nei loro volti e dai sorrisi di chi si sente bene accolto, tanto dal Comune che ha organizzato la loro sosta in maniera impeccabile, quanto da noi, semplici volontari, che ci siamo fatti in quattro per far fare bella figura alla nostra città.
Ecco, l’obiettivo dell’articolo è che tutto questo, a Larino, deve e può diventare la normalità. Il turismo è fastidioso e inutile solo se non ci si dà peso, e solo se non viene organizzato. Al contrario, gestito in un certo modo, pensato come vòlto ad accogliere chi arriva, il turismo può essere un mezzo per tornare a dare lustro alla nostra cittadina, un volano per l’economia locale – perché il turista spende, e avrebbe speso anche di più se ci fosse stata, per esempio, una pizzeria al centro storico –, un modo per far lavorare qualche giovane e far sì che qualcuno in più resti qui.
Il turismo innesca circoli virtuosi, perché dei flussi piccoli ma costanti rivitalizzerebbero naturalmente il centro storico, spingerebbero all’iniziativa imprenditoriale, porterebbero a mantenere le strade pulite e a valorizzare con lavori pubblici scorci e piazze. È il discorso di un idealista forse, ma non di un utopista. Se la gente vuole vedere Larino, anche nella nebbia di novembre, vuol dire che Larino merita di essere vista. Bisogna solo organizzarsi, impegnarsi e crederci un po’ di più, per non tradire quel merito di cui siamo sempre stati profondamente consapevoli.