TERMOLI. Il professore Luigi Pizzuto ci descrive oggi, nel suo nuovo intervento che con piacere pubblichiamo, il viaggio fatto nei giorni scorsi dai soci dell’Archeoclub di Termoli in Basilicata sulle tracce di Federico II°.
Pizzuto scrive “Sulle tracce di Federico II° viaggiano gli amici dell’Archeoclub di Termoli alla volta della Basilicata. Domenica scorsa un bel gruppo di partecipanti, guidati da Oscar De Lena, ha raggiunto la città di Melfi per conoscere nei particolari una vivace realtà federiciana. Ricca di un patrimonio d’arte articolato. Strettamente legato ad un pezzo di storia importante del Mezzogiorno d’Italia. C’è un filo diretto che brilla tra Termoli e tante città delle coste meridionali.
E’ qui che Federico II, Puer Apuliae e Stupor mundi, ha fatto sentire la presenza di un’esperienza storica senza precedenti. Alla città adriatica molisana l’imperatore svevo ha regalato un meraviglioso incastellamento sul mare. Risalente al sec. XIII° dominato, appunto, dal Castello Svevo. I bastioni, le mura e le torri a quei tempi erano parti integranti di un sistema di fortificazioni che aveva il compito di respingere ogni tipo di aggressione proveniente dall’altra sponda del mare. Molto seguita pertanto la visita guidata.
Nel castello di Melfi il libro della storia si è aperto a tutto campo. Nel castello della cittadina lucana sono state promulgate le famosissime Costituziones Melphitanae. Le Costituzioni Melfitane, appunto, volute da Federico II, chiamate anche Liber Augustalis. Le nuove leggi erano il frutto di una sintesi culturale di ampio respiro. Scritte per regolamentare ogni aspetto della vita sociale ed economica del Regno di Sicilia.
Tra le tante curiosità si può dire che, in un’ottica di modernità, per la prima volta Federico II, autore del trattato “De arte venandi cum avibus”, tra i tanti provvedimenti emanò anche norme di natura igienica, disposizioni di polizia sanitaria e quali titoli bisognava possedere per esercitare la professione medica. Si preoccupò perfino di come tenere pulite le città con norme ben precise. A questa figura straordinaria, che nella sua azione culturale mette insieme etnìe diverse per farle dialogare, si deve la prima forma di stato unitario presente sul territorio italiano, tenuto insieme da una scuola siciliana, tutta protesa ad affermare, attraverso il volgare, come lingua ufficiale la lingua italiana. Come si vede dalle immagini, nel castello più bello della Lucania è possibile vedere un patrimonio museale ricco di reperti archeologici che vanno dal V secolo avanti Cristo al periodo romano. Qui s’impone un capolavoro del passato di una bellezza rara e straordinaria. Si tratta del magnifico sarcofago di Rapolla, del tipo “a colonne” con coperchio a forma di letto su cui è distesa una figura femminile pronta a soddisfare felicemente le sue esigenze più belle. Tra le stanze dell’imponente castello respira tra l’altro un’amorevole bellezza nascosta. Quella di Bianca Lancia. L’ultima moglie di Federico II, che donò a suo marito un amore senza fine. Il tour si è concluso con la visita alla Chiesa rupestre di Santa Margherita dove colpisce l’affresco del monito dei vivi e dei morti. Nel ciclo degli affreschi si crede che ci sia anche il volto di Federico II. Soddisfatti dunque i partecipanti. Le foto sono di Lucia Bocale.
Il programma di quest’anno si concluderà con la visita ad un paese del Molise. Toccherà al borgo angioino di Colletorto dominato dalla torre della regina Giovanna I d’Angiò. Che contiene nella sua pancia un’altra torre. Quella più tozza di origine normanna coeva alla torre di Mons Rotarius. Posizionata a guardia del Fortore, tra le colline daune e quelle molisane. Un esempio di architettura difensiva. Un fortilizio come resto di un impianto abitativo chiuso come un pugno. La torre di Colletorto è decisamente armoniosa. Sorge su una comoda balza collinare. Anch’essa sentinella sulla vallata del Fortore. Orientata verso le terre assolate della Capitanata.