CAMPOBASSO. Un’artista poliedrica che sarebbe riduttivo collocare in un singolo filone artistico, perché Mariagrazia Colasanto estrinseca il suo talento nell’arte…di provarsi.
La presenta anche sulle nostre colonne l’amico artista Adolfo Stinziani che di lei scrive:
“L’artista molisana nasce a Campobasso dove ha frequentato il Liceo Artistico Statale per poi conseguire la specializzazione come decoratrice presso l’Accademia di Bella Arti di Frosinone.
Visionando la corposa e variegata produzione artistica di Mariagrazia Colasanto è difficile e, senza dubbio, riduttivo inquadrarla in un preciso filone artistico, tra l’altro ha maturato negli anni un notevole bagaglio di esperienze con mostre ed eventi che le hanno permesso di esporre e confrontarsi con tante altre realtà nazionali, senz’altro più attente e pronte alle innovazioni nell’arte. Tuttavia è proprio questo suo lodevole “provarsi” nelle varie tecniche e discipline artistiche che ne fa un’artista decisamente poliedrica e talentuosa.
Questa sua attenta e continua dedizione non può che dimostrare la sua voglia di crescita e l’amore per tutto quello che con la sua poetica fresca ed originale trasfigura in arte.
Molto interessante è la sua produzione di collages analogici, lavori meditati e realizzati, forte della tecnica come decoratrice, per presentare dimensioni ambientali, spirituali ed esistenziali, che l’artista vive in maniera profonda, con l’intento di condurre il fruitore, con stupore ed enigmi, a ulteriori riflessioni.
I collages analogici sono quelli della tradizione, si differenziano dai digitali per la realizzazione artigianale (forbici, colla, carta e altri materiali), sono assurti a opere d’arte grazie ai grandi maestri delle avanguardie novecentesche, e più precisamente con i cubisti come Braque, Gris e Picasso.
Il mese scorso l’artista è stata inserita, come rappresentante del Molise, in un progetto Internazionale artistico e culturale, ideato dall’artista fiorentina Roberta Guarna, per i suoi collages analogici integrati da altre tecniche artistiche, come l’acrilico e la china.
“I collages minimali mettono l’accento sul senso di estraniamento contemporaneo, colgono aspetti del mondo interiore rarefatto, accentuato dallo spazio bianco che enfatizza i soggetti e le sagome”. Roberta Guarna
Nell’opera “Ineluttabile”, 2016, collage su carta telata, l’atmosfera irreale coinvolge con stupore, forte è il senso di turbamento che immediatamente pone degli interrogativi. Un cielo bianco silenzioso e innaturale sovrasta una scena agghiacciante, un uomo-bambino, vestito solo di un asettico impermeabile osserva la terra arida e grigia, solcata dagli echi delle remote stagioni di una umanità che si sente soggiogata e tradita dal progressismo tecnologico.
L’umanoide imbraccia il simbolo di una conquista su cui meditare, in primo piano uno specchio d’acqua, dai contorni netti, evoca un feto protetto dal suo liquido amniotico che grida alla vita malgrado su tutto insiste un’atmosfera di catastrofe annunciata, un “The day after” mutilo oltre che di colori, di natura e umanità.
Nel mezzo della scena l’inevitabile, la fine , i resti di un’ umanità sofferente, vittima del proprio egoismo, di un malsano progredire; sono pochi i soggetti , ma essenziali ed emblematici, con cui Mariagrazia Colasanto rappresenta un contemporaneo e originale “memento mori”.
Decisamente in antitesi è l’opera “L’escapologista”, 2020, collage analogico, acrilico e china su carta. L’artista Colasanto in questo lavoro accosta il prestigiatore all’artista che, come per magia, con la sua sensibilità e creatività è capace di vedere e rappresentare realtà superiori, libere da costrizioni fisiche e ambientali, comprese le “gabbie mentali” che ci tengono prigionieri e che spesso noi stessi costruiamo. E’ un lavoro elegante ed equilibrato nella composizione , che tuttavia pone interrogativi e diverse letture; forse quella sagoma che si staglia su un fondo bianco cangiante rappresenta il motore del nostro organismo, con tutto il suo mistero e il suo fascino, così l’uomo razionalmente si dispone a nutrirsi di gocce e gocce di sapere, o a defilarsi nella sua casa di vetro, ma l’artista può andare oltre, spezzare catene, eliminare con l’arte ogni barriera o pregiudizio.
Mariagrazia Colasanto nasce come artista visiva, il suo percorso artistico ha, in primis, come obiettivo la ricerca, le tematiche spaziano dal simbolismo, all’onirico che traduce in xilografie, il suo personale riferimento è la lezione di Aubrey Beardsley di cui ammira particolarmente la Salomè, senza tralasciare l’argomento surreale; dipinge, incide , compone brevi componimenti poetici, ma anche in prosa, e appunta disegni nei suoi piccoli libri d’artista.
La sua ricerca approda al concettuale con un linguaggio originale ed eclettico, e sempre ricercando e sperimentando abbraccerà quell’ibrido di arte e letteratura che, a partire dagli anni sessanta , ha origine proprio dall’intreccio delle varie ricerche e sperimentazioni artistico-letterarie, ovvero la poesia-visiva.
Il suo linguaggio concettuale lo esprimerà realizzando opere e installazioni minimali in cui possiamo cogliere l’aspetto ermetico ed evocativo. Nelle sue opere sperimenta diversi materiali, a volte anche oggetti trovati per caso, oltre cartoni pubblicitari, colle cera, pomice acrilica grezza, ogni oggetto inserito nelle sue installazioni ha un preciso significato, e in quell’insieme assume un nuovo valore. La sua ricerca materica è molto sensibile all’ambiente e alla natura: foglie, cortecce, bacche, oggetti in disuso, abbandonati e corrosi dal tempo sono trasformati e inseriti nelle installazioni e nelle sue sculture-calchi che invece prendono forma dai corpi vivi di modelle.
“Quello del portar via l’orma delle mie modelle calcando con garze di gesso il loro corpo è un concetto che mi affascina mi incanta, il senso del tatto viene completamente coinvolto, soggiogato, addestrato…..la forma che si crea e che si stacca dai contorni della pelle, che brilla di bianco freddo rispetto al colore naturale dell’epidermide nuda. Il bianco è un colore che prevale nella mia produzione: simbolo di purezza e di trasformazione, che da “vuoto” passa poi al colore del “pieno” (rosso), che si lascia colmare e liberare, che satura e tace”. Mariagrazia Colasanto
Malgrado sia non facile inquadrare Mariagrazia Colasanto in un preciso filone artistico, che oltretutto parrebbe penalizzante, è proprio il suo lodevole “provarsi” nelle varie tecniche e discipline artistiche che ne fa un’artista decisamente poliedrica e di notevole talento. Questa sua attenta e continua dedizione non può che dimostrare la sua voglia di crescita e l’amore per tutto quello che con la sua poetica fresca ed originale trasfigura in arte”.