LARINO. Il nuovo intervento dell’artista Adolfo Stinziani ci parla di scultura, di uno scultore di origini larinesi, Pardo Malorni con cui da tempo lo stesso Stinziani condivide passioni comuni, a partire proprio dall’amata Larino.
“Quando si parla di scultura immediatamente si pensa alla statuaria in marmo dell’età classica, o per antonomasia a Michelangelo Buonarroti, l’artista per eccellenza, lo scultore che ha segnato il Rinascimento italiano.
Non è retorica affermare che l’Arte, come la Storia è in continua evoluzione, di certo ci sono stati, e ci saranno, periodi di revival. Questi sono spesso sono dettati da una sorta di omaggio ad artisti che hanno lasciato “un segno” con la loro arte, o per un senso nostalgico dei vecchi tempi ma, questo, non solo in campo artistico, bensì anche nel campo della moda e della tradizione.
In questo mio scritto presento alcune opere dello scultore di origini larinesi Pardo Malorni, che da tempo vive e lavora a Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano.
Un recentissimo incontro con lui, che avevo avuto già occasione di conoscere a Larino in “tempi sani”, ci ha dato l’occasione di parlare oltre che dei nostri progetti artistici, della nostra amata città, ancora non del tutto aperta a recepire appieno l’Arte Contemporanea, in quanto ancorata ai suoi antichi splendori dell’età antica romana e alle preziose testimonianze architettoniche dei secoli successivi che caratterizzano ogni angolo di Larino.
L’artista Pardo, da sempre appassionato d’arte, col suo trasferimento al nord, dopo aver visto all’opera alcuni scultori della Val Gardena, ha iniziato a usare lo scalpello per dare sfogo alla sua creatività. Ha perfezionato questa antica e nobile arte dell’intaglio presso la Scuola dell’Olmo d’Oro e nella bottega del maestro Beppino Lorenzet. Nel 2009 ha partecipato a uno stage a Sutrio, in provincia di Udine, per migliorare la propria tecnica.
Malorni ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi, in particolare nel 2008 e nel 2010, partecipando al concorso “Trucioli d’Artista”. Il suo lavoro di scultore, ormai decennale, si sposa in maniera fattiva col suo ammirevole impegno sociale.
Infatti dal 2005, con altri appassionati di scultura lignea, ha creato una Associazione no profit denominata Associazione Ricreativa “Olmo d’Oro”, dove si riscopre il piacere di quest’arte e la sua divulgazione, il tutto scandito da una sincera armonia tra artisti.
Pardo mi ha raccontato che scolpiscono dal vivo in occasione di feste, fiere e sagre, ottenendo la viva partecipazione del pubblico, che riscopre un’arte che ritrova nelle sue origini il piacere di creare dal legno. I vari artisti, nelle loro performances di abili intagliatori espongono le loro opere in mostra, coinvolgendo i passanti con la sorpresa e l’entusiasmo che chiunque avverte nella creazione al momento delle pregevoli opere lignee.
L’impegno sociale di Pardo lo vede come insegnante, da oltre cinque anni, all’Università della terza età a Cassina de’ Pecchi, e ancora come insegnante di scultura in una cooperativa a Cologno Monzese a persone diversamente abili.
Ha scritto di lui il prof. Paolo Majer, docente e critico d’arte:
La scultura di Pardo Malorni è pura creazione, i volumi, delle sue opere sono rivelatori non soltanto del gesto liberatorio e creativo dell’artista ma anche di tutte le pulsioni esistenziali.
E’ la vita che alimenta il suo segno plastico e la straordinaria invenzione di forme che, tra sintesi e realtà figurativa, conducono ben oltre le apparenze, andando alla sostanza, alla struttura intima delle cose. Il Malorni trasforma la materia plasmandola, immettendo in essa i valori, i sentimenti della sua anima.
Lo stile non slegato dalla tradizione è personale, senza forzature, naturale…i volti, i corpi, le maschere, sono carichi di una tensione muscolare che è al tempo stesso azione. Le sue sculture sempre eleganti, a volte inquietanti, dotate di una sensualità prepotente, con forme volutamente falsate, allungate, torsioni esasperate ma sempre gradevoli. Un artista, dunque, con un originale codice plastico e tematico. La sua modernità si innesta sull’esperienza che viene dal passato e che torna, rivisitata ed usata come guida, per trovare nuove ispirazioni, per suscitare continue emozioni in un gioco, istintivamente dosato, di forme e posizioni.
Pardo predilige per le sue sculture l’essenza calda dell’olivo con le sue caratteristiche venature, e forse, a mio avviso, costituisce anche un legame sempre vivo con la sua terra , la Larino ricca di uliveti, da sempre nota per l’ottima produzione olearia.
Nella sua produzione artistica, senz’altro molto originale, compare l’opera “O Nasone”, una maschera intagliata in legno di pino cembro, colorata con acrilico rosso e patinata con una tecnica che il Malorni ha appreso dalla tradizione di Mel, in provincia di Belluno. Quest’opera, che è stata donata qualche anno fa al Comune di Larino, sorprende per la sua intensità espressiva; l’abile intaglio dello scultore ha saputo valorizzare appieno le caratteristiche di questo legno povero (venature e nodi) rendendo molto reale la tensione muscolare del volto e l’espressione caricaturale. Quest’aspetto così grottesco, a mio modesto parere, può essere ravvisato oltre che nelle maschere carnascialesche, anche nei calchi di cera con cui si realizzavano le maschere funerarie con cui si ricordavano e celebravano i nostri antichi avi.
Nella produzione scultorea di Malorni, molto vasta e ricca di soggetti e temi, sono presenti molte opere di notevoli dimensioni, quasi che l’artista volesse trasmetterci, sebbene “sgrossato” di alcune parti del suo volume originario, l’intero tronco dell’albero, come in una sorta di celebrazione del materiale organico, considerato povero a dispetto del marmo, ma carico di potenzialità creative ed evocative.
“La culona cresciuta” è intagliata in un blocco di pregiato legno di cedro e ha un’altezza di 1,60m. Quest’opera appartiene a un periodo artistico molto intenso e di grande creatività, che lo stesso Malorni , riunendolo in un album, definisce: Umanità senza identità.
Tante sono le essenze con cui l’artista si misura, altrettante le emozioni che trasmettono, ma sempre elegante e gradevole è il risultato finale ottenuto dalla sua abilità di scultore, di artista talentuoso, originale e attento a dare con la sua arte un nobile aiuto, ovvero il suo concreto impegno nel sociale.
L’artista Adolfo Stinziani, come lo scultore Malorni, fin da giovane è appassionato d’arte, il suo talento incontra le varie essenze legnose in qualità di restauratore di mobili e oggetti antichi. Dopo un lungo percorso come artigiano, a trent’anni, riprende gli studi laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali, all’Università “G. D’Annunzio” di Chieti.
Ma la prima vera passione di Adolfo Stinziani è la pittura e da autodidatta, fa sue le varie tecniche preferendo a un certo punto la sperimentazione: utilizza in contemporanea colori ad olio, tempera, acrilici e materiali poveri, anche di riciclo per dare carattere ed originalità alle sue opere.
Da oltre un decennio l’artista ha fatto sua l’espressione “Ut Pictura Poesis”, infatti da diversi anni si è proposto anche come poeta, per lui la poesia è un completamento, ovvero una sublimazione delle sue opere d’arte visiva.
L’occasione per farsi conoscere come poeta è arrivata da San Salvador de Bahia, in Brasile, in occasione del “Concurso Internacional de Poesia Cogito”, per cui ha pubblicato le sue poesie premiate, in lingua portoghese. Seguirà un’altra pubblicazione, questa volta in Italia, in una Collana di poesie, dove figura tra i tredici poeti contemporanei dell’anno 2014.
Qualche anno dopo ottiene un altro riconoscimento a Benevento in occasione del “Premio Internazionale di Poesia Iside”.
Nei lunghi mesi di lockdown, continua la sua attività di pittore e trova l’ispirazione per scrivere nuove poesie e il tempo per scegliere tra le tante poesie inedite, già pubblicate e premiate, quelle che riunirà in una Antologia , dal titolo “Percorsi”, che viene stampata nel mese di aprile di quest’anno.
Anna Sciacovelli, poetessa, scrittrice e critico d’arte ha scritto dell’artista:
Adolfo Stinziani dipinge con armonia compositiva e coerenza segnica, la sua è quasi un’ansia di esistere, di esprimere a piene mani, il lato genuino e intimo della propria personalità, in un’atmosfera di risonanze ed emozioni spirituali, rielaborate su un tessuto reale. L’artista evolve ogni immagine scomponendola e ricomponendola, alla ricerca dell’attimo fuggente vissuto che, sospeso nel tempo, si distende in un magma dal forte dinamismo e in un’esplosione di mille suggestioni di tonalità decise.
Il segno pittorico e gli accesi cromatismi di Adolfo, si esaltano con lirica sensibilità, in un riflesso psicologico riesce a decantare la forza più istintiva, irrazionale, spirituale ed intimistica, dall’immediata percezione visiva.
Nel “Nudo di donna nera”, 2020 (tecnica mista), l’artista guarda indubbiamente all’arte africana, una tendenza artistica che non si preoccupa di rappresentare semplicemente l’aspetto esteriore, ma piuttosto l’intimità, l’anima, l’atmosfera e la magia proprie delle etnie africane. La scelta del soggetto è motivata, in particolare, dal suo rispetto e amore per la cultura afrobahiana che ha avuto modo di conoscere proponendosi come poeta in quella parte di mondo.
Questo legame si è rafforzato con i suoi ottimi rapporti con artisti bahiani, e fra tutti Ed Ribeiro, noto anche come il pittore degli Orixas, tanto da rendere omaggio a quella cultura in un suo articolo “Larino e San Salvador de Bahia, uniti da traduzioni, poesia e mitologia”.
Il nudo di donna è seduto, ed ha una forte corrispondenza con la fase finale del cosiddetto cubismo sintetico, che rivoluzionò l’arte figurativa contemporanea grazie al genio Picasso agli inizi del Novecento.
La figura della donna nera è ridotta a forme geometriche essenziali, quest’economia delle forme include anche una limitata tavolozza di colori, che tuttavia, prescindendo dalla bellezza classica o dalla semplice imitazione della natura, trasmette una sensualità prorompente, i colori, le atmosfere e, in sintesi, quella che è la vera anima afrobahiana.
Inoltre nel dipinto, la scelta dei colori, sebbene limitata, ha un preciso riferimento, ossia è mirata a rappresentare i quattro elementi naturali che sono alla base della religione animista di Bahia.
Nell’opera “Margherita”, 2018 (acrilico su tela), il modulo geometrico si muta in linee rotonde e sinuose, il nudo di donna nelle sue linee essenziali acquista un particolare carattere nelle diverse nuances di blu.
La posa è insolita e suggestiva, la sensualità è l’aspetto più evidente in tutta la composizione, tuttavia l’artista non si preoccupa di definire la bellezza della donna, poiché sono l’essenzialità della figura e la gradevole e studiata grisaglia che la evocano; e con essa l’universo donna, la sua femminilità che può anche non mostrare un volto , non avere un nome ma ispirare il poeta.
Il mio sguardo si perde e non penso,
incalza l’ombra della sera,
si fa densa e si accende di ambra.
Oltre il tempo stringimi, stringimi forte e baciami.
Tu dolce risacca spumosa.
Tu, canto di sirena, voce di desiderio.
Tu, sprazzo di azzurro in un pomeriggio di pioggia.
Tu, calda coperta d’amore mi avvolgi.
Tua è la mia anima, i miei sogni, i ricordi, l’amore.
Alcuni versi di “Tu” di A.Stinziani,
in Antologia poetica “percorsi”