CAVRIGLIA. Eureka! Ho trovato. L’esclamazione tradizionalmente attribuita al grande matematico siracusano Archimede, diventa il nome dell’opera d’arte realizzata dall’artista larinese Valeria Vitulli all’interno della seconda edizione del Simposio internazionale di scultura ‘Pietra Sublime’ in corso dallo scorso 26 maggio a Cavriglia in provincia di Arezzo.
Un simposio, giunto alla seconda edizione, quest’anno interamente dedicato alle vittime della pandemia che si concluderà domani, 13 giugno, con l’inaugurazione, nell’area di Bellosguardo, del Parco d’Arte dedicato alle vittime del Covid con all’interno le opere realizzate dai dodici artisti con i blocchi di travertino. Un parco destinato a diventare un simbolo della lotta contro il virus.
In un’epoca in cui una pandemia dai confini mondiali ha sconvolto le vite di tutti noi, il Simposio Pietra Sublime che, ovviamente, si è svolto nel pieno rispetto dei protocolli anti-covid, è stato, come nelle intenzioni dei promotori, strumento di dialogo, quel dialogo fra popoli e culture che ha rappresentato una delle più grandi rinunce imposte dal dilagare del virus. Molteplici le attività collaterali organizzate in concomitanza con l’evento con l’obiettivo di “avvicinare”, di far parlare l’arte che da sempre rappresenta uno strumento di unione.
E lei, Valeria, con il suo linguaggio creativo che mescola insieme tecnica ed audacia, musicalità e leggerezza, è stata tra i dodici artisti che ha fatto parlare la sua arte con la sua opera, con il suo nuovo percorso di vita in cui dal nudo blocco di travertino, ha modellato l’immagine di una scoperta che va oltre la fisicità e si fa ispirazione che modella i pensieri, eleva i pensieri come a ricordare alla gente, a chi guarderà la sua opera che è possibile dare un senso ai propri giorni, alla propria esistenza.
Infondo, è lo spirito di Valeria quello che da Larino, dal suo Molise è partito alla volta di Cavriglia (come in passato per altri simposi ed eventi) per rendere testimonianza del suo lavoro, quello che la vede ormai da oltre venti anni, dopo l’Accademia di Belle Arti di Macerata, essere artista sempre in ricerca, artista che sente l’esigenza di saziare le sue tensioni partendo dalla natura delle cose, dalla lavorazione emozionale della pietra, del marmo o del bronzo cercando sempre di andare verso un simbolismo primario della scultura.
All’amica Valeria abbiamo chiesto lumi sulla sua nuova opera e lei, in una pausa del simposio ci ha rivelato: dalla roccia calcarea è nata una struttura semplice, dal tronco contorto che però è slanciata verso l’alto come per attirare, attrarre lo sguardo. L’incisione dell’incavo centrale richiama l’azione del tempo che modella le forme naturali in anatomie, solchi che parlano di storia eterna, come fosse un sentiero da percorrere per scoprire al suo interno un canale attraverso cui fluisce energia.
“Eureka” diventa luogo e manifestazione dell’inatteso, la fonte creativa scaturita dalla “scintilla” che interseca l’armonia del pensiero e l’esecuzione per una nuova conoscenza del sé.
L’aggiunta del cavo in metallo che come una spirale attraversa la scultura, vuol essere un riferimento alle tensioni del vissuto e alla forza del pensiero che ci serve per giungere alla liberazione della forma che svetta verso l’alto.
Cosa ha rappresentato per te lavorare con altri 11 artisti internazionali?
L’esperienza (già vissuta in altri simposi) di lavorare con artisti internazionali è certamente un arricchimento in divenire. Ho la fortuna di incontrare grandi maestri che girano il mondo e l’idea di lavorare in giro per il mondo è il mio prossimo obiettivo da realizzare. Nel corso del simposio si creano sempre occasioni di crescita e di scambi culturali.
Si crea armonia, si tocca con mano come al di là delle lingue, delle culture, l’arte unisce, le energie si intrecciano e si uniscono in un unico messaggio che qui a Cavriglia vuole essere quello del ricordare quanti hanno perso la vita a causa del Covid ma anche di come soltanto l’unione, la fratellanza tra i popoli può essere il motore universale che sconfigge ogni forma di pandemia.
La mia opera, e quella dei colleghi, resteranno in questo parco dove i visitatori potranno, come dire, trovare ispirazione per dare una forma ai loro sogni, la migliore forma da dare alle nostre vite nonostante le difficoltà che viviamo”.
Per Valeria, terminata domani l’esperienza a Cavriglia, inizia una lunga estate di appuntamenti che la vedranno in luglio ospite di un nuovo simposio, poi in Germania e ad ottobre in Francia, ma prima il ritorno nel suo Molise e nella sua Larino.
Eureka, come dimostrano le foto nella giornata di ieri, è stata collocata lungo il viale del Parco, ma a noi non è sfuggito un commento pubblicato sulla bacheca facebook di Valeria da parte di Maria Teresa Fiore, una larinese che vive proprio a Cavriglia.
Dopo aver letto della partecipazione di Valeria al Simposio, Maria Teresa l’ha voluta conoscere e credeteci l’ha seguita per tutte e due le settimane di lavorazione. A noi di Viaggionelmolise.it è piaciuto il suo commento e ve lo proponiamo in conclusione perché vero ed autentico. Vero ed autentico come lo è la nostra regione, il nostro Molise che esiste, resiste nonostante tutto e tutti.
“Eureka è quasi giunta al suo completamento, è supina, capovolta ma alla fine c’è, come la verità oppure la soluzione di qualche problema. Valeria Vitulli dal blocco di travertino ci consegna la sua verità e da lì in poi l’opera appartiene a tutti noi che ne diamo un’interpretazione più o meno inerente a quelle che erano le intenzioni dell’artista.
A me piace pensare che il solco che l’attraversa rappresenti il duro lavoro per arrivarci e i cavi d’acciaio rivolti verso l’alto la verità che viene trasmessa verso l’infinito.
Mi vengono in mente le ricercatrici dello Spallanzani che all’ indomani dello scoppio della pandemia per prime hanno isolato il genoma del Covid: hanno studiato, ricercato duramente per trovare una verità e trasmessa al mondo. Tra esse c’è una molisana, come Valeria. Il Molise esiste, resiste nonostante tutto e tutti!”.
Insieme a Valeria hanno vissuto questa incredibile storia di fratellanza nell’arte gli artisti: Vighen Avetis (Armenia), Wimar Van Ommen (Olanda), Solmaz Vilkachi (Iran), Kumizo Suzuki (Giappone), Klaus F. Hunsicker (Germania), Katharina Moerth (Austria), Jiefu Zhou (Cina), Itahisa Perez Conesa (Spagna), Yunmi Lee (Corea del Sud), Bettino Francini (Italia), Arijel Strukelj (Slovenia).
Nicola De Francesco