LARINO. La nostra pagina della cultura si arricchisce oggi di un nuovo artista larinese Luca Abbagnara che come sempre ci viene presentato dall’amico Adolfo Stinziani che partendo dalla sua arte arriva poi a descrivere la Stone Balancing di Luca. E nell’arte va anche l’omaggio all’indimenticabile professore Antonio Picariello ad un anno dalla morte. A voi la lettura!
“Sono arrivato a questa mia personale considerazione dopo un decennio di sperimentazioni materiche.
Agli inizi del 2000, dopo aver esercitato per anni la professione di restauratore, mi sono misurato anche come commerciante e ho aperto un negozio a Termoli. Oltre quadri, oggettistica e tanto altro per l’arredamento della casa, proposi dei sassi di fiume decorati con varie tecniche da me inventate e realizzate.
Il sasso, un materiale povero e naturale, facilmente reperibile che con mia sorpresa e soddisfazione incontrò il favore dei clienti, dipinto era decorativo, ma lo resi anche funzionale.
Quei sassi dipinti divennero originalissimi fermacarte, assemblati tra di loro, o scegliendo quelli levigati dalle correnti del fiume in maniera non comune, divennero gradevoli sculture variamente dipinte. Durante il mio parallelo percorso di artista li ho usati anche nelle mie Installazioni in mostre personali o collettive.
Mi sembrava di aver scoperto “l’uovo di Colombo”, quei sassi inerti e pesanti col colore (dato con le mie personalissime tecniche) prendevano vita e quasi levitavano, mentre uniti ad altri in studiate composizioni davano un senso di forza, serenità, armonia, equilibrio, bellezza!
Ma la creatività dell’artista non ha confini, e dopo tanti anni ripensando a quei sassi, quasi dimenticati ma conservati gelosamente, ho dato loro dei supporti abbinandoli ad altri materiali e naturalmente del colore .
Nei lunghi giorni di chiusura imposta dalla pandemia ho preferito più la scrittura alla pittura, ho composto diverse poesie ed una in particolare “Forse tornerà” che è stata anche fonte di ispirazione di un’opera d’arte visiva.
Ma voglio riportare il testo di questa poesia che ha dato vita all’opera “Folgorazione sulla via di Damasco” dell’anno 2020.
Sei nebbia tossica e impalpabile che lascia senza fiato
Sei l’ombra nera di anime già tormentate
Sei il Giuda che con un bacio tradisce e condanna
In verità vi dico, Egli cominciò
Donando il suo corpo e il suo sangue
Forse tornerà e dirà ad un suo angelo buono e misericordioso
Va nella città della dolorosa Via
Tra gli uomini che sospirano e piangono
Segna una croce su ogni fronte mortale
Forse tornerà ad accecare il suo nuovo persecutore
Forse ci ridarà la vista e la vera luce
Forse l’anima fragile e tormentata dell’uomo mortale
Alla fine di questo martirio disumano
Tornerà sana e pura
Riprenderà il suo corpo violentato e martoriato
Forse tornerà per soffiare di nuovo il suo alito divino e vitale
Forse corpo e anima torneranno libere a respirare. *
L’uomo, così come l’artista, nei periodi bui e tristi della propria esistenza, quando non riesce da solo a superare problemi, ostacoli e sgradite novità che la vita, puntualmente o improvvisamente ma anche crudelmente ci presenta; allora l’uomo cerca quella spiritualità sopita, se non proprio dimenticata o abbandonata.
L’opera “Folgorazione sulla via di Damasco” ha per tema la Conversione di San Paolo che vale la pena illustrare per meglio comprendere questo mio recente lavoro.
Il 25 gennaio questa Conversione viene ricordata nella storia della religione cattolica, l’espressione “folgorato sulla via di Damasco” è così nota che è ancora in uso oggi, ma a cui non si è ancora dato un chiaro significato.
L’episodio della conversione è raccontato negli Atti degli Apostoli: Saulo, poi battezzato col nome di Paolo fu uno dei più agguerriti persecutori della fede cristiana.
Una delle più note rappresentazioni artistiche di questa conversione appartiene al Caravaggio, è stata dipinta agli albori del seicento ed è conservato nella Chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.
Ovviamente l’episodio così celebre e di antichissima tradizione è illustrato in tanti codici miniati medievali.
Saulo di Tarso aveva intrapreso il suo viaggio per Damasco per smascherare e imprigionare gli adepti della fede appena sorta, ma egli sebbene coevo a Gesù non lo conobbe personalmente.
Durante il suo viaggio fu colto da una luce e udì una voce che gli disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti! Era la voce di Gesù.
Saulo cadde da cavallo e quando riaprì gli occhi si rese conto che era diventato cieco. La voce gli disse di proseguire verso Damasco e così fece, e lì rimase per tre giorni. Quindi il Signore andò in sogno ad un cristiano di nome Anania, che lì viveva, e gli disse di andare da Saulo e di guarirlo. Anania non voleva obbedire, non capiva, e chiese perché avrebbe dovuto guarire Saulo dalla cecità, e il Signore rispose:
Va, perché io ho scelto quest’uomo. Egli sarà utile per farmi conoscere agli stranieri, ai re e ai figli di Israele. Io stesso gli mostrerò quanto dovrà soffrire per me.
Anania obbedì, andò da Saulo, gli impose le mani sugli occhi e recuperò la vista, riprese le sue forze e fu battezzato nella religione di Gesù col nome di Paolo. Da quel momento Paolo divenne il principale missionario del Vangelo tra i pagani greci e romani, egli influì enormemente con la sua missione sui fondamenti della teologia cristiana , in particolare sul valore salvifico della nuova fede.
L’opera, polimaterica su tavola, vuole rappresentare in maniera insolita, nuova e anche originale quella celebre conversione escludendo il figurativo, prediligendo come mezzi tecnici espressivi materiali poveri ed in particolare tre sassi dipinti.
Non è un caso che essi sono tre, poiché rappresentano la dottrina fondamentale delle chiese cristiane, quella cattolica e quella ortodossa, ma anche quelle della Riforma, come la luterana, la calvinista e l’anglicana, nei tre sassi è da interpretare la Trinità.
Inoltre questi tre sassi, e di conseguenza la dottrina, sono avvalorati, oltre che artisticamente dal colore, dal fascio dipinto di luce rossa che li folgora; quella luce è la via della scoperta di una nuova fede e della salvezza, l’illuminazione che può condurre a una profonda spiritualità che può conquistare anche un sasso, pesante e inerte, un modo d’essere, un aspetto che va oltre la materia, un’anima che rinasce con la Bellezza.
Luca Abbagnara, in arte Cico Stone, è un artista larinese non facile da definire, ma indubbiamente molto originale.
L’amico prematuramente scomparso un anno fa, il critico d’arte Antonio Picariello, in un evento privato presso il Park Hotel Campitelli a Larino, ha detto dell’artista:
Luca all’opera……meraviglia e stupore per questa arte meditativa, composizioni effimere, che una volta crollate, non sono perdute, ma pronte a rinascere sotto un’altra meravigliosa forma.
Restiamo qui ad osservare in silenzio, una forma di arte primitiva. Che dire, nonostante l’osservazione attenta, si resta increduli, dinanzi a tanta contemplazione, concentrazione, serenità, conoscenza e sensibilità che sono in Luca mentre compone le sue opere effimere.
Io mi permetto di aggiungere, anche in qualità di amico dell’artista, che la sua arte è strettamente connessa al suo modus vivendi, Luca è un uomo in perfetta armonia con la natura e le sue creature. Egli vive nel centro storico di Larino, in una zona molto caratteristica che si affaccia su via dei Giardini, l’elemento natura è a due passi dalla sua abitazione, che come tutte quelle del suo vico sono costruite con la pietra, l’elemento con cui esprime la sua arte.
Luca spesso si allontana dal centro abitato fino al torrente Cigno, lì trova la sua ispirazione e concentrazione, nonché il materiale per creare le sue opere effimere.
L’artista ha bisogno di quella pace e di quell’ambiente per raggiungere un perfetto equilibrio interiore, essenziale alle sue performances artistiche.
Lo Stone Balancing, l’arte di mettere in equilibrio le pietre resta per Luca Abbagnara la sua espressione artistica più caratteristica e unica, ma ci mostra anche le sue qualità personali che possiamo identificare nella Madre Terra, con i suoi primordiali elementi, le sue creature e la sua energia vitale.
Tuttavia di recente Luca sempre rispettando la forma delle pietre le ha coperte di colore, ed egli stesso precisa che ispirato da Vasilij Kandinskij ha unito la forma al colore.
Il celebre pittore, tra i massimi esponenti dell’astrattismo ha affermato che: i colori squillanti si intensificano se sono posti entro forme acute e i colori che amano la profondità sono rafforzati dalle forme tonde.
Così dei semplici sassi diventano, con l’intervento di Luca, vere opere d’arte, essi in sostanza sono dipinti con una miscela di colori acrilici, silicone e altri additivi fino ad ottenere particolari reazioni chimiche. Queste le basi della Fluid Panting Art, del metodo Swipe rivisitate dall’artista e trasferite dalla tela alle pietre di ogni forma e dimensione”.
Adolfo Stinziani
*In Antologia Poetica “Percorsi” di A. Stinziani – Edizioni Palladino, Ripalimosani (CB), aprile 2021