LARINO. In un articolo recentemente pubblicato su questa testata giornalistica, nella sezione Cultura (“La creatività nelle opere di M.Pucacco e A.Stinziani imprime nella tela il disagio esistenziale”, datato 10 aprile) si è già parlato dell’artista Pucacco, ma nell’opera che oggi si propone, grazie sempre all’artista Adolfo Stinziani, vi è la fedele e icastica rappresentazione visiva delle sue parole.
“Viva i colori! Viva l’arte! Danno sollievo a molte persone che segnano questo filone. Ma tutti hanno bisogno di attingere da un quadro” (intervista rilasciata il 31 marzo 2010).
Michele Pucacco, come tanti altri artisti, rivolge la sua attenzione ai grandi padri dell’Arte Moderna e ne carpisce, facendola sua, una peculiarità di stile, un modo di vivere e sentire l’arte.
L’Art pour l’art mira, aldilà di qualsiasi condizionamento morale, sociale e politico all’affermazione di una propria personale identità, una sorta di autopromozione, esclusivamente in nome e per l’Arte.
L’artista nel suo breve ma intenso percorso artistico, ci ha lasciati prematuramente il 26 maggio 2015, nel suo paese di origine, Sant’Elia a Pianisi dopo aver vissuto e operato assiduamente a Bologna, afferma come artista già riconosciuto meritatamente a livello nazionale che “Pochi artisti sono arrivati alla essenzialità……Uno che la ha intuita è stato Lucio Fontana”.
Segno-colore è il binomio che caratterizza e distingue le innumerevoli opere di Pucacco, l’artista con questa formula ha creato quadri lineari, puliti o ricchi di colore, come questo Senza Titolo (mista su juta – 97×97). Foto
Ovviamente il fruitore di questa opera è libero di dare una sua personale interpretazione: la libertà nell’arte, per quanto riguarda i mezzi espressivi dell’artista e le emozioni che suscita in chi la guarda, è un valore che la rende particolarmente unica e gratificante; inoltre l’arte costituisce spesso per l’artista che la realizza con un suo lavoro, e per chi ha la sensibilità di apprezzarla, una vera cura.
Quello che immediatamente colpisce in questo Senza Titolo sono i colori , la luce evocata e, soprattutto, il personale segno che Pucacco in maniera febbrile con la sua immensa produzione ci ha lasciato, e che continua a vivere nelle sue “lampade accese” con le sue innumerevoli opere.
In una foto compare anche una significativa performance dell’opera che prende un aspetto umano.
Il “Senza Titolo” è un lavoro semplice ma essenziale, povero nei materiali ( taches di colori su juta), le pennellate colorate hanno origine esattamente al centro dell’opera dal formato quadrato, sono abilmente stese dalla mano dell’artista, sono tanti piccoli segmenti di colore che non si fermano sulla tela, poiché si trasformano in luce che si irradia propagandosi nello spazio circostante.
Pucacco esprime l’emozione dell’uomo davanti al “variopinto” creato con pochi mezzi espressivi, realizza un perfetto equilibrio nella composizione e soprattutto afferma il suo personale binomio segno-colore: adesso allo spazio s’impone il compito di accogliere questa magia di colori e di perpetrarla all’unisono.
L’anima dell’artista si è espressa e liberata in una luce che assapora il divino, Pucacco ha realizzato con la sua arte quella agognata, vera e pura spiritualità, e in quest’opera ha dipinto senza dubbio l’estasi.
Chi contempla quest’opera è rapito dal caleidoscopio di colori che nella loro apparente semplicità sono un’essenza visibile, tangibile ed emozionante.
L’Art pour l’art mira, aldilà di qualsiasi condizionamento morale, sociale e politico all’affermazione di una propria personale identità, una sorta di autopromozione, esclusivamente in nome e per l’Arte.
Dell’artista Adolfo Stinziani si propone l’opera “Venere”, un soggetto a lui caro, come è stato da sempre nel campo non solo artistico ma anche letterario-poetico. La Venere è un’icona di bellezza incontrastata e sempre attuale, carica di significati iconografici e iconologici. Vi invito a leggere in proposito su questo giornale il mio articolo, datato 9 dicembre 2020, “Quando la bellezza è donna: la Venere nell’arte”
La “Venere” di Stinziani (mista su tela di juta, 60×50) ha ispirato anche alcuni versi della poesia “Amori”, pubblicata nella Collana “Sentire”, Edizioni Pagine, Roma, 2014 e ripubblicata questo mese nella Antologia Poetica “Percorsi” di A. Stinziani, Palladino editore, aprile 2021.
Di seguito i versi:
Mirabile Venere, figlia del mare,
emergi dalle spume e approdi alla rena.
L’amore tu incarni, sensuale creatura,
tu la sovrana di lidi assolati.
La tua veste di madreperla asciuga alla brezza
E dei granelli di sabbia fai le tue gioie,
perla tra le perle.
L’audace onori con corone di mirto,
l’amore è del capro e del cigno,
è del passero e della colomba.
Tornando al significato dell’Art pour l’art voglio citare un brano del compianto amico, professore e critico d’arte Antonio Picariello, tratto da un suo racconto in “Comunque prima c’era”, Edizioni Archetip’Art, 2006, che è in realtà una sua inconsueta e illuminante lezione sul più vero sentire l’Arte e fare l’Arte.
“Morandi era un uomo libero nelle opere e nella vita. Non c’erano luoghi capaci di imprigionarlo, neanche la clausura cui lui tanto aspirava soprattutto in fase terminale della sua vita poteva danneggiarlo. Lo accusavano di antifascismo, di cospirazione per la sua amicizia con i comunisti. In quel tempo si adoperarono in molti per scarcerare il pittore italiano. Ci furono poche cose che convinsero della sua innocenza, ma fu liberato……il motivo per cui vi ho raccontato questo episodio, in tutti i modi, risiede nel volervi far riflettere su alcuni punti importanti che rivelano il carattere dell’artista e la condizione contestuale entro cui questo modello dell’essere opera. Per essere più chiari vi posiziono alcune bandierine sulla mappa mentale su cui bisogna muoversi.
Facciamo una sorta di puntellazione sinottica dividendola per riferimenti storici, sociali e dell’arte. Va considerata la qualità della città in questo momento e la ricerca visiva e concettuale che Giorgio Morandi persegue staccato da ogni altro movimento o ambiente artistico come era avvenuto per esempio in Francia con i moderni: Cèzanne, Matisse, lo stesso Picasso…..e altri che in quel momento costruivano la storia delle arti anticipando le condizioni del nostro mondo contemporaneo. … . eroi che sapevano ringraziare chiunque dichiarava col pregiudizio e le accuse le proprie debolezze. Conoscevamo (riferendosi al mondo dell’arte, compreso i critici, e Antonio, a buon ragione, si definiva un’eroe per la sua professione di critico d’arte) le paure che aleggiano negli spiriti dei pavidi e non potevamo far altro che segnalarci fra di noi, senza coinvolgere altri pochi adatti in battaglia e nel racconto, la verità del mondo e la sostanza della vita.
Eravamo coloro che avevano superato il confine, avevano attraversato la zona governata dalla bestia, l’avevano incontrata e sapevano i modi e l’odore, la riconoscevano celata nella forma di un’aspirina o di un campari, ma soprattutto sapevano come scovarla deriderla e farla lavorare al servizio del sapere e dell’umanità”.
Un brano che evidenzia un aspetto, che dovrebbe essere proprio dell’Arte, la libertà di fare Arte, l’essere pronti a combattere per affermarla e di conseguenza affermarsi come artista senza alcuno infingimento e manipolazione, e se vogliamo anche una esemplare lezione di vita.
E a questo punto voglio ricordare con affetto e profonda stima proprio il caro estinto Antonio Picariello, e con lui un aneddoto che è legato alla mia opera “Venere”. Quando gli feci vedere questo lavoro mi disse che era molto originale, e aggiunse :
Bene! Ora però devi fare anche Marte.
Da quel momento con la “Venere” e “Marte”, che realizzai con gli stessi mezzi espressivi, ebbi la sua gradita approvazione di esperto d’arte, e queste opere come tutte le successive della mia produzione ebbero la sua preziosa certificazione.
Da diversi anni avevo sperimentato l’uso della tela di sacco e altri materiali poveri, tuttavia nel caso di questo soggetto, la Venere, questa bellezza mitica, ideale e perfetta, scelsi di usare anche la più preziosa foglia d’argento.
Il dilemma era come rappresentare una tale dea, già proposta e riproposta da eccelsi artisti tra cui gli insuperabili scultori dell’antica Grecia, e in tempi recenti dai pittori Botticelli, Ingres e Cabanel.
Riflettendo a lungo su questa immagine, infine scelsi con piena consapevolezza e modestia di non rappresentarla affatto nelle sue fattezze, però realizzai in contemporanea una “Venere blu”, che io considero più uno studio, sensuale e reale, che non ha bisogno di interpretazioni.
Così come nei versi della poesia “Amori” , che sono nati contemporaneamente con quest’opera, si evoca una Venere che non ci è dato vedere se non immaginarla, un’onda spumosa impreziosita e illuminata dalla foglia d’argento su tela di juta è sul punto di mostrarcela in tutta la sua bellezza:
Mirabile Venere, figlia del mare,
emergi dalle spume e approdi alla rena.
Adolfo Stinziani