LARINO. Riceviamo e pubblichiamo il nuovo intervento dell’artista e poeta larinese Adolfo Stinziani che anche attraverso una sua opera, ci parla del disagio esistenziale, ossia quello stato d’animo che spesso accomuna gli artisti nella loro produzione.
“Nella produzione artistica di Michele Pucacco e Adolfo Stinziani sono presenti due opere, rispettivamente “Senza Titolo” e “Eco Infinito”, che rappresentano l’eterno e più che mai attuale tema del disagio; uno stato d’animo molto comune tra gli artisti ma senz’altro universale se non proprio di questo terribile periodo che stiamo vivendo da diversi mesi.
Senza dubbio non c’è nessuno che ama particolarmente la sofferenza, che la cerca e che vuole averla, ma la sofferenza esiste, è un sentimento che ha varie origini e a volte può trasformarsi in disagio, e nei casi più gravi degenerare nel male oscuro.
Nelle due opere che si esaminano possiamo ravvisare anche l’arte della scultura che Hegel in maniera molto storicista e idealista definì un arte classica appartenente ad un ciclo ormai chiuso, un’affermazione molto discutibile e io aggiungo decisamente fuorviante. In effetti Kant amplia questa considerazione e ne valuta gli stadi basandosi più sull’esperienza e definisce quello che è solitamente il percorso che tutti i veri artisti affrontano nel realizzare le loro opere.
Il concetto dell’estetica così dibattuto, che trova uno dei massimi interpreti nel nostro Benedetto Croce, è quello che occupa il primo stadio della produzione di opere d’arte.
In parole semplici si impone la conoscenza del bello, il saper distinguere il bello ideale o naturale da quello che è artistico, ma non per questo brutto e non rappresentabile.
Bisogna anche considerare l’aspetto religioso o spirituale, che spesso è fonte d’ispirazione, e quello stato di angoscia che a volte non conosce la sua origine, che alcuni artisti avvertono e trasmettono creando opere d’arte.
Di Michele Pucacco ho un labile ricordo, lo incontrai e conobbi a Termoli diversi anni fa. Frequentavamo lo stesso negozio di antichità ed opere d’arte sul Corso Nazionale, io in qualità di restauratore, pittore e commerciante nella cittadina adriatica, lui come artista già abbastanza noto. Ma come tutti gli artisti preferì cambiare ambiente per vivere meglio il suo percorso artistico e si trasferì a Bologna. Era nato a Sant’Elia a Pianisi nel 1963, a Bologna completò i suoi studi artistici all’Accademia di Belle Arti, vivendo e operando in quella regione ricca e ben disposta alle attività artistiche. Negli ultimi anni della sua vita tornerà al suo paese di origine, nel suo atelier in via Firenze, dove lavorerà creando opere semplici ma di grande impatto artistico.
La pittura per Pucacco è stata una cura per l’anima e per la mente tanto da lavorare costantemente e intensamente, in una maniera febbrile. Quello che colpisce nelle sue opere è la semplicità e ricerca di equilibrio, verosimilmente anche interiore.
Nei suoi tanti lavori ha utilizzato oltre i colori, materiali poveri come la juta e pezzi di legno, fu anche un abile intagliatore, molto suggestiva la sua scultura del Cristo che leva le braccia al cielo ed ha nelle mani ancora i chiodi della crocefissione.
“W i colori! W l’arte! Danno sollievo a molte persone che segnano questo filone. Ma tutti hanno bisogno di attingere da un quadro”. Sono parole sue in un’intervista rilasciata il 31 marzo 2010, lascerà questo mondo il 26 maggio 2015.
La sua opera “Senza Titolo”, tecnica mista, benché di piccolo formato (24 x 30) ha un impatto visivo non indifferente, la tela sfrangiata rifinita con cuciture sul lato destro è il povero mezzo espressivo utilizzato.
Un cencio pieno di pieghe che fanno dell’opera una scultura in altorilievo ma che rappresentano, a mio avviso, il tormento esistenziale, di Michele uomo e artista.
La piccola tela logora copre un volto, solo l’impronta di un naso ci svela in parte le fattezze di quell’uomo e forse una sorta di monogramma nero al di sopra di esso il nome: Michele.
L’artista si copre nel suo sudario, tonalità di colore rosso evocano la carne, la pelle, il sangue dell’uomo che soffre nella sua solitudine, incompreso a molti, ma maturo e cosciente della sua arte, ed è proprio in essa, in questa tela che preferisce identificarsi.
L’opera “Eco infinito” è anch’essa realizzata esclusivamente con tela di riciclo, che trattata e sagomata come fosse una scultura evoca ciò che l’ha ispirata, una poesia.
L’artista e poeta Adolfo Stinziani di Larino fa fatto suo il motto Ut Pictura Poesis. La sua passione principale è la pittura e subito dopo la poesia, tanto da essere ormai un binomio imprescindibile, per cui quasi tutte le sue opere nascono dai versi che compone o diversamente un quadro è fonte d’ispirazione di una poesia.
“Una voce”, che di seguito si riporta, è la poesia che ha dato vita all’opera “Eco Infinito”.
Una Voce
E tenti l’uso della parola,
poi un urlo sembra liberarti,
ora la voglia del silenzio.
Un silenzio assordante di voci,
che mai vorresti aver sentito,
e cerchi in un sospiro conforto.
E il silenzio ha la sua voce,
rauca e stanca, vuota e calma,
amica e ostile.
E’ una voce che trasuda l’esperienza,
un’epidermide sotto cui pulsa un’immagine.
Ieratica parvenza ti defili nelle fresche ombre
delle tue stanze, nei tuoi angoli di tempo.
Andare indietro, quando tutto era da fare
e l’odore dell’estate aveva il tuo odore.
Parla Eco, parole e parole, e incanta
chi ti ascolta.
L’amore che desideri ti consuma,
non fare di te stessa un’ombra,
della tua voce un suono lamentoso,
una monotonia di suoni stanchi.
Parla, ascolta: la primavera arriva
con la sua veste colorata di fiori.
Pubblicata dalla Cogito Editoria in Antologia Poetica vol. II, San Salvador de Bahia, Brasile, 2014. Prossima pubblicazione in “Percorsi” di Adolfo Stinziani, Palladino Edizioni, Campobasso, 2021.
Io credo fermamente che l’affermazione di E.Dickinson possa rappresentare in pieno l’animo di chi fa arte:
Accendere una lampada e sparire, questo fanno i poeti, ma le scintille che hanno ravvivato, se vivida è la luce, durano secoli”.
Adolfo Stinziani