COLLETORTO. Nel giorno del ricordo di tutte le vittime del Covid-19 rintoccano silenti e meste le campane sul piccolo campanile a vela. Dalla Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio, spontaneamente sale in alto lo spirito di una preghiera accorata.
In questo luogo sacro, nel Settecento sede di un’ attiva Congrega solidale, la Madonna Nera ascolta in silenzio le sofferenze del paese. Il cuore dell’abitato è fermo. Vive e spera, tutto solo e tutto vuoto.
La memoria conta tutte le vittime scomparse. Strappate via in piena solitudine. Senza un abbraccio. Senza un conforto. Senza una carezza. Senza aver avuto il momento di stringere una mano ai propri cari. Com’è, del resto, normale e necessario in questi casi. Senza, dunque, poter dare spazio al singulto dell’ultimo addio, nel corso di una pandemìa che violentemente, e senza pietà, ti spazza via. Per le vie del paese la voce della paura ancora stride. Procede lentamente nel suo cammino. Il silenzio è forte, in ogni via, dalla sera alla mattina.
Tra le centomila vittime di quest’annus horribilis si contano anche le tante persone decedute in paese. Salite inaspettatamente in Cielo. Anche nell’area del cratere il numero delle vittime sale in alto senza un perché. A Colletorto i decessi sono saliti a nove. Il dato preoccupa. Anche se gli sforzi profusi da parte degli enti preposti non sono stati pochi per arginare la diffusione di questa terribile malattìa che soffoca il respiro. In questo momento l’abbraccio più forte va alle vittime di ieri. E ai familiari che non hanno avuto la possibilità di riabbracciarle come si deve. Un’altra morte strana nella morte. Tra tanta tristezza, il giro letale del coronavirus rende invisibile il corpo della vittima. E diventa più cattivo quando più volte si fa sentire nella stessa famiglia.
Nella silloge poetica “Versi in quarantena”, questa immagine divenuta il simbolo più doloroso, ritorna nella poesia “Primavera di morte”:
“Nella storia/ non c’è un’immagine di morte/ così triste/ come quella causata dal Coronavirus/ Quando sale in Cielo l’ultimo respiro/ all’istante viene cancellato il corpo della vittima/ Nel buio della notte scompare piano piano/ sulla scìa di un corteo processionale di camion militari/ Una scena surreale/ senza volti/ senza pianti/ senza abbracci/ spoglia di ogni identità/ Un’altra morte nella morte/ Dimenticando che dietro ad ogni numero/ c’è la storia di un figlio/ di una persona/ di una famiglia”.
Luigi Pizzuto