LARINO. Il nuovo intervento dell’artista larinese Adolfo Stinziani diventa un appello apolitico a che qualcuno finalmente porti avanti con decisione tutte le procedure per l’apertura del Museo del parco archeologico di Villa Zappone.
Stinziani parte da lontano e da un piccolo frammento di tabula bronzea per perorare la causa del museo, atteso da decenni nel centro frentano.
“Questo piccolo frammento di tabula bronzea – scrive Stinziani – fu rinvenuto verso l’anno 2000 in C.da Difesa Nuova, più nota nota come località Il Casone, da un tombarolo (come mi è stato riferito da Napoleone Stelluti) e consegnato alle autorità preposte, reca nella scritta una LEX PUBLICA.
Lo stato frammentario del reperto non consente di avanzare ipotesi ben fondate di lettura specie per alcune righe ed in particolare nel contenuto.
Si potrebbe avanzare una ipotesi di praevaricatio, che era prevista in leggi di contenuto generale assai diverso e anche in statuti municipali, ma è poco probabile che si tratti dello Statuto di Larinum. Certa è la datazione, per le caratteristiche paleografiche di lingua e contenuto, tale da porla nella prima metà del I sec. a.C., in epoca repubblicana. Sulla superficie bronzea ci sono colpi accidentali, forse prodotti da una piccozza al momento dello scavo, e dietro la patina verdastra si vede il colore vivo del bronzo.
Analizzando la scritta, nella terza e sesta linea compare la clausola tipica della praevaricatio, come nella lex repetundarum della Statuto di Roma, la stessa clausola appare ben due volte, in due righe, e si consideri anche l’integrazione dell’epigrafista T. Mommsen (che tanto diede a Larino con i suoi studi), De eadem re ne bis agatur.
Le somiglianze ci sono con le disposizioni del frammento da Larinum: nella lex repetundarum, si prevede la proibizione di una seconda accusa, fatta in base a leggi precedenti, salvo il caso di un’accusa di praevaricatio contemplata in specifico “articolo”.
In parole povere il prevaricatore è l’accusatore che davanti a un tribunale tiene un comportamento con atti che favoriscono l’accusato, tali da farlo assolvere o da ottenere una condanna. Tuttavia la praevaricatio ricorreva anche nella lex agraria, in tema di esazioni per imposte fondiarie (la località dove la tabula è stata rinvenuta ha avuto ed ha tuttora una connotazione agraria), ma ricorreva anche nei processi per multa nella legge municipale. Per concludere questo antico frammento di tabula bronzea è databile certamente tra il II e il I sec. a.C., ma le poche righe pervenuteci e non esaustivamente decifrate, non danno la certezza che si tratti di una legge municipale dell’antica Larinum.
Tuttavia, aldilà della interpretazione che si è tentata di dare, con lunghi studi, si è giunti solo a delle ipotesi: vero è che si tratta di una Legge Pubblica.
E’ in sostanza un reperto di un’antica civiltà, un frammento di legge scritta, da osservare, un esempio per i posteri, poiché dietro un atto legislativo c’è la Giutizia , una virtù altamente sociale che ha come obiettivo il riconoscimento dei diritti del cittadino nonché il rispetto, che gli è dovuto seguendo la ragione e la legge.
Mettete dei fiori nei vostri cannoni perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate, ma note musicali che formano gli accordi per una ballata di pace, di pace, di pace…..
E’ stato lo slogan di un’intera generazione di pacifisti, reso in Italia famoso dalla canzone “Proposta” dei Giganti nel 1967.
Quel periodo è lontano, di certo non dimenticato, un alto esempio di pace e giustizia da perseguire.
Ma lo siamo pacifisti! O lo siamo diventati, tutti pacifisti. Certo chi vorrebbe la vera guerra, quella coi cannoni? Abbiamo altre armi , quelle bianche da impugnare.
Verba volant scripta manent, e la tabula bronzea così incisa è arrivata fino a noi dall’età repubblicana.
M.T. Cicerone (molto familiare ai larinesi) espone il concetto della RES PUBLICA:
E’ cosa del popolo; e il popolo non è un qualsiasi aggregato di gente, ma un insieme di persone associatosi intorno alla condivisione di un diritto e per la tutela del proprio interesse.
Il rapporto stretto tra la res publica e populus è chiarissimo nella definizione ciceroniana.
Al momento la res publica è nelle mani di “politici”, che evito di definire, non trovo le giuste parole e comunque sarebbero oltremodo offensive, ma indubbiamente questi nostri politici non ci rappresentano degnamente, malgrado col voto abbiamo espresso per loro piena fiducia.
Ma voglio tornare all’argomento in questione, nella nostra piccola realtà cittadina, poichè non basterebbero mille articoli per affrontare questa decadenza della politica italiana, e ne voglio parlare in maniera molto personale, perché la critica altrui , quella “esterna” può essere facile e gratuita, o anche compiacente per una sorta di pseudo solidarietà.
Nella nostra Regione ho visto alternarsi nell’arco del mio vissuto personale e lavorativo svolto anche nel Parco archeologico di Villa Zappone, ben tre Soprintendenze, ho conosciuto personalmente i più alti funzionari, ma non sto qui a criticare la loro preparazione, non ne sono all’altezza, ma a riflettere sul loro “non impegno” nei confronti dei cittadini larinesi che da oltre trent’anni chiedono semplicemente Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Le Controriforme di Franceschini, successive alla Legge Ronckey, dietro la facciata della valorizzazione dei Beni Culturali, ne parlo come Operatore del settore, nascondono una disneyzzazione della cultura, ovvero l’annullamento della tutela e valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico e il collasso degli Uffici del Mibac.
I buon larinesi si sono anche rivolti al politico più “fresco” che parrebbe determinato ad una soluzione per l’apertura del Museo nel Parco archeologico di Villa Zappone. Di fatto è stato esposto il problema in Parlamento e abbiamo appreso che non si sono banditi da anni i concorsi previsti per assumere personale , inoltre adesso, per riparare questa mancanza e lentezza, il Ministero vorrebbe far dei semplici colloqui di assunzione: un criterio molto discutibile, se non vergognoso, offensivo nei confronti di persone che meritano e che sarebbero all’altezza di tali incarichi; ma la vergogna pare sia diventata la peculiarità della politica molisana. La questione rasenta l’assurdo, non solo noi cittadini larinesi corriamo da decenni dietro una chimera, ma rischiamo, semmai torneremo in possesso del nostro patrimonio archeologico ponendolo in una sede di tutto rispetto, di darlo in custodia a personale incompetente o sufficientemente preparato.
Cos’altro aggiungere, a Larino nascono come funghi associazioni di ogni genere, comitati per la tutela e il diritto alla Sanità (tema più che mai attuale e scottante), comitati e gruppi per aprire il desiderato e meritato Museo in Villa Zappone e poi la pandemia blocca tutto!!??
E no! Anche in tempi sani e danarosi non c’era, e spero di cuore ci sarà nel prossimo futuro, un’autentica e buona volontà di fare, di combattere, di scrivere per denunciare questa lentezza burocratica, di alzare anche la voce, qualora necessario.
Questa pandemia è l’ennesimo ed ottimo pretesto che porterà Larino e i suoi cittadini, come sta succedendo per la Sanità nel dimenticatoio, nel completo oblio, perché il Molise con l’adagio rassegnato mo’ v’dem …., e soprattutto con la sua politica incancrenita non può più resistere e di fatto non esiste.”
Adolfo Stinziani