LARINO. L’artista larinese Adolfo Stinziani ci offre oggi un contributo sulla bellezza della donna e un excursus sull’arte dedicata alla ‘Venere’.
Questo articolo lo ho pensato in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si è celebrata lo scorso 25 novembre.
La Venere, icona di bellezza e musa ispiratrice di artisti e poeti mi ha sempre affascinato, e non solo come artista, ad essa sono legate diverse simbologie, oltre quella della bellezza.
Questa divinità di origini greche portava il nome di Afrodite, poi il suo culto si diffuse in Occidente grazie alle colonie greche in Sicilia ed in Calabria, mutando il nome in Venere (bellezza).
La statua della Venere di Milo (130 a.C.), incarna la bellezza, la perfezione e deriva da un preciso calcolo, un rapporto tra dimensioni.
Tuttavia la Venere non è da intendere solo come ideale bellezza, ma è anche simbolo dell’amore, in quanto madre di Eros, e della fertilità. Infatti una statuetta di appena 11 cm, in pietra calcarea
colorata di terra rossa, risalente circa al 23000-19000 a.C., rinvenuta a Willendorf (Austria), è una delle prime rappresentazioni della Venere, il simbolo paleolitico della fertilità.
Inoltre sulla simbologia della dea, intesa come amore, bisogna considerare che nella cultura greca non c’era una netta differenza tra amore fisico e desiderio, l’eros. Il dio Eros era il dio dell’amore fisico e del desiderio, e allo stesso tempo era un principio divino che portava a cercare la bellezza.
Nell’arte oltre ad essere una icona insuperata di bellezza, è per gli artisti di ogni tempo una musa ispiratrice, della pittura, della scultura e della poesia.
Nel Rinascimento si cerca di rappresentare la bellezza ideale, perfetta, e la Venere viene presa a modello. Il Botticelli troverà questo ideale modello di bellezza in Simonetta Vespucci, amata da Giuliano De’ Medici. La Nascita di Venere e l’allegoria della primavere nelle Tre Grazie sono ispirate alla Venere e di riflesso
alla signora Vespucci.
Il tema della Venere è molto antico, tanti sono gli affreschi pompeiani che lo ritraggono. L’iconografia è quasi sempre legata alla nascita della dea, l’etimologia Afrodite proviene dal greco, afros (spuma delle acque), e la mitologia vuole che Venere nasce dalle acque marine, portata a riva su un’onda spumosa.
Questo mito, in quanto artista-poeta, mi ha ispirato dei versi e da questi è nata un’opera d’arte.
Mirabile Venere, figlia del mare/ Emergi dalle spume e approdi alla rena/ L’amore tu incarni, sensuale creatura/Tu la sovrana di lidi assolati/La tua veste di madreperla asciuga alla brezza/ E dei granelli di sabbia fai le tue gioie/Perla tra le perle/L’audace onori con corone di mirto/L’amore è del capro e del cigno, è del passero e della colomba.
Anche nel quadro rievoco la nascita di Venere, per la tecnica ho usato come supporto della tela di juta per poi creare un’onda spumosa, nobilitata con foglia d’argento, un piacevole, anche se contrastante connubio, tra una materia povera e l’argento. In basso a sinistra una parvenza di ricci di mare o conchiglie, se si vuole vedere quelle .
Il dilemma era: come rappresentare la Venere? Questa bellezza mitica, ideale e perfetta già rappresentata da grandi Artisti tra cui gli insuperati scultori della Grecia antica, il Botticelli, e in tempi recenti da Ingres e Cabanel.
Quest’ultimo con la sua Venere ebbe un grande successo tra gli artisti ed estimatori di arte, inoltre al pittore valse la cattedra come professore alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Parigi. Il quadro entrò a far parte della collezione privata di Napoleone III, ed ora è conservato nel Museè d’Orsay a Parigi.
Ebbene scelsi con umiltà e consapevolezza del mio non eccelso talento artistico di non rappresentarla, difatti ad una mostra un critico mi chiese: ma la Venere la hai rappresentata in argento? Ed io: no, sta per nascere da quell’argento spumoso. Tuttavia realizzai una Venere in blu, passionale e reale, più diretta e interpretabile.
Voglio ricordare un aneddoto in cui è convolto il mio amico Antonio Picariello, critico d’arte, scomparso prematuramente, che introduce un’altra figura mitologica che con la Venere ebbe grande risonanza artistica e simbolica.
Antonio quando vide il mio quadro disse: Bene, molto originale, ma ora mi devi fare Marte. Ed io lo feci, invertii i colori, i simboli di Marte sono di un bianco cangiante su fondo argento, una lancia stilizzata individua il dio della guerra, Ares per i greci.
Nella statuaria la dea ebbe grande successo, gli artisti guardavano a quella di Milo; il Bagno di Venere nella reggia di Caserta è una rappresentazione a mio avviso senza pari del progetto vanvitelliano dei giardini; La Venere degli stracci, di Pistoletto è del 1967, si pone tra l’arte povera, di cui l’artista è tra i massimi
esponenti, e l’installazione.
La Venere è un calco molto scadente in cemento armato che mostra la parte posteriore, una montagna di stracci copre la sua bellezza anteriore, la modernità dei nostri tempi copre e stride con la bellezza dell’arte classica.
Ho parlato dell’altrettanta simbologia erotica di Venere, ebbene fu decisamente palese soprattutto nelle incisioni in cui compare anche la figura di Marte, dio della guerra ma anche della fertilità, e Omero nell’Odissea racconta proprio di questa relazione erotica tra i due dei.
Molto note sono le incisioni di Marcantonio Raimondi in pieno Rinascimento e quelle dell’olandese Hendrick Goltzius con Marte e Venere in atteggiamenti inequivocabili con la figura di Cupido, figlio della dea e di aspetto bellissimo, armato di arco le cui frecce scoccavano amore.
In conclusione, parlando delle tante simbologie legate alla Venere, bellezza, amore e non ultimo eros, ho voluto sottolineare questi vari aspetti che riassumono una dea, insuperabile nella sua bellezza, ma che per quanto riguarda i sentimenti e il desiderio
è al pari di una donna mortale”.
Adolfo Stinziani