LARINO. Questa volta l’artista larinese Adolfo Stinziani ci racconta “per una sorta di affettuosità e di rispetto per la sua sensibilità di uomo e ufficiale” particolari della vita del generale Antonio Cristinziani, ucciso a Larino il 31 luglio del 1986. Una morte per certi versi avvolta ancora nel mistero in quanto l’autore di quell’uccisione non venne mai scoperto.
Stinziani però, pur raccontandoci in parte le vicende tragiche del generale, ci descrive un aspetto particolare della sua vita ossia il rapporto epistolare che lo stesso ebbe con sua madre e i suoi familiari quando era impegnato sul fronte di guerra e il suo rapporto con i commilitoni.
Stinziani scrive “Spesso e volentieri vado a passeggiare nel borgo medievale di Larino, su via Cluenzio, il Corso dei larinesi. Da Piazza del Municipio inizio la mia camminata e quando arrivo al centro del Corso mi blocco alla vista del novecentesco Palazzo Cristinziani, sobrio ed elegante che nella parte posteriore si affaccia su via dei Giardini e non poteva mancare un giardino in quel palazzo, una residenza ideale, peccato sia stato abbandonato all’incuria per diversi decenni.
Io ho avuto l’occasione e il piacere di conoscere i proprietari, che non vivono più a Larino, poiché sono stato l’affittuario di uno dei locali al pian terreno, dove negli anni 90 avevo una bottega di restauri.
Avevo scelto quella sede perché era centrale e in vista, ma anche per la sua aura tra l’antico e il mistero. Tanto che ritornai in quel Palazzo, perché faceva parte dei miei lieti ricordi ma anche per il suo fascino, dopo un decennio con una mia mostra personale di arte. Nell’atrio allestii la mostra che comprendeva anche una installazione misteriosa e inquietante dal titolo “Il bello celato”.
Questo palazzo è indissolubilmente e tristemente legato al ricordo di Antonio Cristinziani, in pensione col titolo di generale, e al suo delitto che però non si realizzò nel centro abitato, ma in un casale sempre di proprietà dei Cristinziani, nella zona periferica di Piano San Leonardo.
Mi preme scrivere della tragica vicenda umana del Cristinziani, non per campanilismo, ma per una sorta di affettuosità e di rispetto per la sua sensibilità di uomo e ufficiale che nel corso di questo articolo vi illustrerò.
La famiglia è originaria di Montorio nei Frentani, Antonio era il secondogenito di cinque figli, si era laureato in legge a Firenze ma volle intraprendere la carriera militare. Anche uno dei fratelli, Davide, dopo aver effettuato studi simili nell’Alma Mater di Bologna preferì la carriera militare e diventò generale dell’Arma dei Carabinieri.
Il delitto del Cristinziani venne identificato come “perfetto”, ossia un omicidio compiuto senza lasciare alcuna benché minima traccia di indizio per identificare l’assassino. Molto probabilmente il generale venne ucciso a colpi d’ascia, ma l’arma del delitto non è mai stata ritrovata. Il suo corpo venne ritrovato il giorno dopo l’omicidio da un agente della polizia , suo vicino di casa e, dopo alcune settimane, venne arrestato un larinese, poi scagionato grazie ad un alibi.
Il Cristinziani venne assassinato il 31 luglio del 1986 in quel casolare di campagna dove si era ritirato dopo la pensione. Nel 2003, la Procura di Larino, riaprì le indagini, disponendo la riesumazione della salma, sepolta nel cimitero di Larino, e il professor Luigi Strada, dell’Università di Bari, effettuò una nuova autopsia, ma senza ulteriori novità. Una nota biografica di Antonio è riportata dal sociologo Berardo Mastrogiuseppe, cultore delle memorie storiche larinesi, ne riporto il testo: Richiamato alle armi, nel 1936, in qualità di sottotenente di complemento nel XXXI Reggimento di Fanteria di Napoli, avrebbe voluto partire per l’Africa Orientale italiana; ma, solo due anni dopo, riuscì ad essere destinato in Spagna, dove rimarrà fino al 1939. Sono tanti i testimoni di quel periodo bellico, molti di Larino (Michele Gioia, Alfredo Lanosa, Antonio Vincelli, Domenico Verdecampo, Pasquale Sampiello, i fratelli Pardo e Paolo Battisa…), che citarono anche i commilitoni presenti con lui a Guadalajara. Il Ministero lo insignì di una croce di guerra nel 1938 , di una d’argento al valore militare nel 1939 e di una seconda assegnata in virtù “di una arditissima operazione in cui si era posto alla testa di un audace manipolo di uomini con cui aveva guadagnato posizioni nemiche, uomini e materiali”.
Uno dei testimoni lo ricorda raccontando episodi che sottolineano “la stima e la fiducia dei suoi superiori, dei colleghi e dei dipendenti”. Nei due anni della guerra in Spagna Antonio si tenne in contatto coi familiari con cartoline e lettere, se ne contano 268, la prima cartolina (nella foto), da Cadiz è per la madre,Teresa Maggiopalma, datata 22 febbraio 1937 che la stessa potrà leggere solo il 10 marzo.
Delle cartoline solo due risultano spedite direttamente, di cui la suddetta con francobollo spagnolo, la prima inviata alla cara madre, tutte le altre sono state imbustate e trasmesse indirettamente in busta chiusa per ovvi motivi di segretezza militare.
Le cartoline illustrate sono state inviate alla madre, ai fratelli e soprattutto all’amata fidanzata Lillinella.
Molto interessante è la cartolina, spedita al fratello Tito il 30 aprile del 1938 da Aldover, Spagna, in cui Antonio rispondeva a Tito che gli aveva comunicato la riapertura del Tribunale di Larino. Così recita:
Caro Tito, ho ricevuto la tua postale del 23 e sono contentissimo della bella nuova. Speriamo che la nostra Larino ritrovi la via di ascesa e che i buoni paesani abbiano ora la molla ad uscire dalle stagnanti polemiche progettistiche per avviarsi a costruttiva realizzazioni. Sto benissimo in salute e sempre sulla riva dell’Ebro. Saluti…..affezionatissimo Tonino.
L’ultima corrispondenza dalla Spagna del generale è del 21 giugno 1939, sempre per il fratello Tito che risiedeva a Roma e gli scrive:
Carissimo Tito, sono tornato ieri da un brevissimo giro nel Marocco spagnolo. Pare ormai certo che l’imbarco avverrà il pomeriggio del 23 sul piroscafo Sardegna, si prevede lo sbarco a Napoli per il 28.
Arrivederci presto. Abbracci. Tonino
Una vicenda che meritava di essere raccontata, quella di un uomo che dedicò la sua vita alla Patria, non tralasciando gli affetti familiari, e che purtroppo si concluse con la sua tragica morte”.
Adolfo Stinziani
(Il materiale fotografico ci è stato fornito dallo stesso Stinziani)