LARINO. Ospitiamo per la prima volta sulle pagine di Viaggio nel Molise l’intervento dell’artista e poeta larinese Adolfo Stinziani.
Un’artista che ha fatto suo il motto ‘Ut pictura poesis’ ed attraverso le sue opere riesce a trasmettere all’osservatore e al lettore la sua personale energia vitale, l’amore per la sua terra ed in particolare per la sua città.
L’intervento odierno è un omaggio a Gustave Coubert e alla sua famosa opera realista ‘L’origine del mondo’.
Di seguito l’intervento:
“E’ con grande umiltà che ho omaggiato Gustave Courbet e la sua celeberrima opera realista “L’origine du monde”, con una mia versione personale astratta.
Di certo è possibile riprodurre anche fedelmente le opere dei grandi pittori della Storia dell’Arte, ma il messaggio dei veri e grandi autori rimane sempre unico e ineguagliabile, spesso personale e frutto di una lunga sperimentazione e ricerca di forme e di stile.
Il mio quadro è stato esposto in varie mostre tra cui una Collettiva di Arte Contemporanea intitolata “L’origine delle forme”, tenutasi a Termoli nelle sale del Castello Svevo qualche anno fa. Molti visitatori hanno apprezzato l’opera e hanno visto in essa letteralmente la rappresentazione dell’origine del mondo, anzi in molti si sono azzardati a leggervi la teoria del Bing Bang, comunque tutti sono stati tratti in inganno dal titolo del quadro, e ovviamente molti erano anche a digiuno di Storia dell’Arte Moderna.
Io, presente alla mostra, ho cercato di spiegare semplicemente quale era stata la mia fonte di ispirazione, il dipinto del 1866 di Courbet, considerato il capolavoro “scandaloso” della pittura di quel periodo.
L’artista, uno dei massimi esponenti del realismo francese, in quest’opera celebrò il corpo femminile, su commissione di un diplomatico turco-egiziano che possedeva già una cospicua collezione di nudi femminili.
In seguito il diplomatico cadde in disgrazia economica e il quadro passò nelle mani di uno psicanalista ed infine nel 1955 al Museo d’Orsay di Parigi dove tutt’oggi è possibile ammirarlo.
Courbet ha spesso rappresentato il nudo femminile, talvolta con una vena piuttosto libertina.
La mia personale interpretazione di questo capolavoro è per una tavolozza di colori più ampia, colori scelti per il loro significato e per i possibili risvolti psicologici che possono evocare.
L’organo genitale femminile di Courbet è nella mia versione astratta rappresentato con campi di colori significativi tra cui il rosso e il giallo ed uno che ne è il fulcro, il nero, il colore per eccellenza che assorbe e riassume tutta la gamma dei colori possibili.
Inoltre la mia pittura materica, o meglio polimaterica perché si avvale di diversi ed originali materiali naturali, accentua la valenza erotico-sensuale del soggetto, oltre ad accentuare la percezione visiva e tattile del fruitore dell’opera.
Courbet in questa opera esprime la sua schiettezza ed un realismo impareggiabile che conferiscono al dipinto un grande potere “seduttivo”.
L’organo genitale femminile è descritto in maniera cromatica, senza alcun riferimento alla storia o alla letteratura.
Tuttavia l’opera sfugge alla definizione di “immagine pornografica”, d’altronde scontata e inadatta ad un’opera d’arte, per la pennellata ampia e sensuale e ancora per la raffinatezza delle tonalità ambrate che ricordano la pittura veneziana che sul colore fondò la sua principale caratteristica. Difatti lo stesso Courbet amava la tradizione pittorica veneziana incarnata dai grandi maestri quali Tiziano, Veronese e Correggio.
Fin dalla sua prima esposizione il quadro destò scandalo ed ancora oggi, in tempi tecnologici, suscita una certa disapprovazione, tanto che nel 2011 è stato censurato dal social Facebook dopo che era stato postato da un professore francese di Storia dell’Arte.
Risale invece al 2009 la clamorosa scoperta della identità della donna che fece da modella a Courbet.
Lo studioso Claude Schoop ha scoperto “per caso”, così lui riporta, questa donna che posò per “l’opera più scandalosa dell’Ottocento”.
Protagonista del quadro sarebbe Constance Quèniaux che aveva 34 anni nell’estate del 1866, ovvero quando l’opera fu dipinta da Courbet, ed era una delle amanti del diplomatico turco-egiziano, il committente dell’opera stessa.
Il “quadro scandaloso” esposto senza veli al pubblico nel Museo d’Orsay di Parigi nel 1955, alla fine trova il suo meritato posto nella Storia dell’Arte della Pittura Moderna, ed è considerato uno dei capolavori del realismo francese, anche se continua immancabilmente a destare meraviglia, inquietudine e verosimilmente scandalo.
“Courbert vive la realtà com’è, né brutta, né bella: per arrivarci, non avendo altra strada, butta via tutti gli schemi, i pregiudizi, le convenzioni, le inclinazioni del gusto. Tocca con mano la verità eliminando la menzogna, l’illusione, la fantasia.”
Dell’opera realista di Courbet si è deciso di pubblicare una foto in parte celata, per ovvi motivi di decoro e per evitare facili polemiche (ndr)
Adolfo Stinziani