Larino. La festa di San Primiano nel tempo della pandemia da Coronavirus. Sarà una giornata particolare quella di domani per tutti i larinesi profondamente legati alla figura del giovane che insieme ai suoi fratelli Firmiamo e Casto, venne martirizzato per non aver voluto abiurare la sua fede in Cristo. Sull’argomento pubblichiamo l’intervento del responsabile dell’archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella che,oltre a descrivere la festa in onore di San Primiano ci spiega anche il perché il martire larinese insieme ai suoi fratelli nella fede (come giustamente specifica Mammarella) non sia il patrono della città di Larino. Scrive Mammarella “il 3 maggio di ogni anno (con esclusione dell’attuale per comprensibili motivi), si rinnova il rito legato alla festosa “accoglienza” del simulacro di San Primiano, Compatrono della città e della diocesi.
La statua del primo dei tre Martiri Larinesi viene prelevata (quest’anno in forma strettamente privata) dal tempio omonimo, di cui farò cenno più avanti, e condotta processionalmente in cattedrale dove, tre giorni dopo (il 6) ha inizio il novenario. Il corteo è preceduto da centinaia di fanciulli con i caratteristici “Palii”, consistenti in lunghe aste di legno sulla cui sommità sono posti drappi multicolori e multiformi, finemente lavorati, per indicare il trionfo della fede ottenuto con il sacrificio della vita.
Da non confondere questa cerimonia, anche se molto sentita dai fedeli larinesi, con quella dei giorni 15 e 16 successivi, in cui si celebra la festa vera e propria (il “dies natalis”) dei Santi Martiri Larinesi.
La processione del 3 maggio risale, probabilmente, agli anni Sessanta dell’Ottocento quando ebbero inizio i particolari riti liturgici legati alla festività del “Legno della Croce”. Nelle prime ore del mattino di quel giorno e fino all’epoca dell’episcopato larinese di mons. Micci (anni Sessanta del Novecento), il Capitolo cattedrale si recava, in processione, nella chiesa dedicata alla “Madonna della Croce” (quella dei Cappuccini). Giunti all’incrocio con l’attuale Viale G. Cesare, si distaccava una parte allo scopo di prelevare l’immagine di San Primiano. Dopo alcune ore, i due cortei si ricongiungevano nello stesso luogo per il ritorno in cattedrale.
Accennavo alla chiesa, abituale dimora della statua di San Primiano, dalla prima metà dell’Ottocento chiusa dal cimitero omonimo. Sorge, dagli albori del XVIII secolo, accanto ai resti della basilica paleocristiana e precisamente sull’area dove, tra l’VIII ed il X secolo, fu eretto il monastero benedettino, successivamente assorbito dall’Ordine di Malta.
Riguardo poi al fatto che San Primiano e i suoi fratelli Firmiamo e Casto non siano i patroni di Larino Mammarella aggiunge ‘come ho avuto modo di sottolineare più volte nelle mie modestissime pubblicazioni, fino alla meta del IX secolo, i Patroni di Larino erano i Santi Martiri concittadini. In quell’epoca i resti mortali dei Ss. Primiano e Firmiano vennero “trafugati” dai lesinesi e dai lucerini, portati a Lesina e proclamati Patroni della nascente località lagunare (lo sono ancora oggi). I larinesi superstiti dalla strage operata poco prima dai Saraceni, per rifarsi della perdita “asportarono” dalle porte di Lucera le spoglie mortali di San Pardo. Contemporaneamente, venuti a conoscenza e di conseguenza soddisfatti della elevazione (a Lesina) al grado di “Patrono” dei due Martiri Larinesi, proclamarono San Pardo nuovo maggiore Referente presso l’Altissimo, della città frentana. Per ciò che riguarda il culto maggiormente attribuito a San Primiano rispetto agli altri due Martiri, bisogna tener presente, come attestano diversi storici (tra cui il Mazzocchi in una sua opera del XVIII secolo) che era stile, ogni volta si trattava di un gruppo di Santi, menzionare (per abbreviare) solo quello che aveva il primo posto nella venerazione popolare. A conclusione, spero che in futuro anche i nomi di Firmiano e Casto vengano scelti per i neonati”.