Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del responsabile dell’Archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella contenente notizie davvero inedite sul rinvenimento del corpo di San Timoteo avvenuto l’11 maggio del 1945. Mammarella scrive “L’11 maggio di quest’anno (2020) ricorre il 75° anniversario del rinvenimento delle spoglie mortali di San Timoteo. La prima testimonianza, annotata sul registro delle conclusioni capitolari della Cattedrale adriatica dal compianto mons. Biagio D’Agostino (il futuro Vescovo Ausiliare di Larino e Termoli e Vescovo residenziale di Gallipoli prima e di Vallo della Lucania poi), recita, tra l’altro, testualmente: “Il giorno 11 maggio 1945 […] mentre alcuni operai lavoravano per la sistemazione della cripta della Cattedrale […], è venuto alla luce un piccolo loculo contenente una cassettina di legno con delle ossa, coperto da una pietra di marmo (quella recante la nota iscrizione n.d.a.) […]. L’affermazione chiara e precisa della epigrafe veniva […] a dichiarare inequivocabilmente la presenza del Corpo di San Timoteo nella nostra Cattedrale e spiegava la presenza dell’antico reliquiario d’argento con il Teschio del Santo […]. Nel giorno 14 maggio fu fatta ufficiale ricognizione del S. Corpo […]. Venne data notizia del fausto avvenimento al S. Padre e alla Congregazione dei Riti, alla cui Commissione storica si chiese autorevole giudizio”.
Quasi due anni dopo (25 febbraio 1947), il Segretario della Congregazione dei Riti mons. Alfonso Carinci, Arcivescovo titolare di Seleucia, compì “il gradito officio di comunicare” a mons. Oddo Bernacchia, Vescovo di Larino e di Termoli, che il Papa Pio XII, nell’udienza riservata al Cardinale Prefetto dello stesso Dicastero vaticano Carlo Salotti, rese nota la concessione del titolo di Basilica per la Cattedrale di Termoli e, contemporaneamente, quella del “Patronato di San Timoteo alla medesima diocesi”.
I relativi Decreti furono inviati subito alla Cancelleria dei Brevi che, a seguito di ulteriori pratiche, fu in grado di emettere, il 25 aprile successivo, il documento ufficiale unico (Breve pontificio). Considerato che dal 30 settembre 1986, le diocesi di Larino e di Termoli formano un’unica circoscrizione, è opportuno rammentare che la Cattedrale di Larino era stata insignita con quella stessa prestigiosa qualifica, il 13 luglio 1928.
Intanto, dalla Congregazione dei Riti (dal 1969 divisa in due Dicasteri, uno per il Culto Divino e l’altro per le Cause dei Santi) l’8 febbraio precedente giunse anche il Decreto riguardante l’elevazione della “festa di San Timoteo il 24 gennaio al rito doppio di prima classe con ottava comune per tutta la diocesi”.
La festa dell’11 maggio 1947 fu davvero solenne. In quell’occasione fu annunciata ufficialmente la concessione del titolo di Basilica per la Cattedrale e il contemporaneo riconoscimento di San Timoteo come secondo Patrono. Quella ricorrenza fu preceduta da un triduo. L’11, a metà giornata, su di un palco appositamente allestito sulla gradinata del Duomo, fu celebrato il Pontificale presieduto da mons. Agostino Mancinelli, Arcivescovo Metropolita di Benevento con la partecipazione, tra gli altri, dell’Ordinario delle diocesi di Larino e Termoli mons. Bernacchia e di altri tre Vescovi. In serata si svolse la grande processione con l’urna contenente i resti mortali del Santo e fu diffuso un volumetto dato alle stampe per la circostanza dal titolo “Il devoto di San Timoteo”. Non mancarono pellegrinaggi dai vari centri della diocesi adriatica.
Il giorno seguente (12 maggio), il Relatore Generale della Congregazione dei Riti per la sezione storica, Padre Giuseppe Ferdinando Antonelli (futuro Cardinale), inviò a mons. Bernacchia una nota. Prima di far cenno all’interessante contenuto della missiva, è opportuno tener presente qualche dato biografico legato all’illustre Personaggio che l’ha redatta. Fra Ferdinando Antonelli (1896-1993), come amava fasi appellare, entrò nell’Ordine dei Frati Minori e fu ordinato sacerdote nel 1922. Dopo aver svolto il ruolo di insegnante di Storia ecclesiastica antica e di Archeologia nonché quello di Liturgia, nel 1930 fu nominato Consultore del Dicastero vaticano dei Riti per la sezione storica, di cui, cinque anni dopo, divenne Relatore Generale. Nel 1948 entrò nella Pontificia Commissione per la riforma liturgica e durante i lavori del Concilio Vaticano II, fu Perito e Segretario della Commissione Conciliare liturgica. Nel 1965 assunse il ruolo di Segretario della Congregazione dei Riti. Nel 1966 fu eletto Vescovo e consacrato direttamente dal Papa Paolo VI il quale, nel Concistoro del 5 marzo 1973, lo creò Cardinale.
Padre Antonelli, con l’accennata nota, espresse il suo autorevole parere sull’occultamento delle spoglie di San Timoteo. Ritenne di precisare che l’anno 1239 inciso sulla lastra marmorea posta a copertura della cassettina rinvenuta nel 1945, gli sembrava indicare l’anno della deposizione onorifica delle reliquie e non quello dell’interramento; quest’atto, sarebbe stato compiuto in un tempo successivo, anche se vicino e cioè all’insorgere di un improvviso pericolo, curando la custodia, in un reliquiario separato, del teschio per la pubblica venerazione. Padre Antonelli proseguì, poi, affermando testualmente: “L’iscrizione, a giudicare dalle sue dimensioni e anche dal testo, non è facile pensare che sia stata fatta per essere nascosta colle reliquie: sarebbe bastata una pietra molto più piccola e non ci sarebbe stato bisogno di tanto apparato. Un nascondimento poi si fa sempre con una certa fretta e in segreto: qui invece c’è il Vescovo con il Capitolo. Insomma a mio modo di vedere, e tenendo presente la storia di tanti nascondimenti di reliquie nel medioevo, io penso che sia più probabile ricostruire le cose così: che arrivate le reliquie a Termoli, se ne sia fatta la collocazione in un luogo onorevole, alla presenza del Capitolo, separando forse fin da allora il capo per esporlo alla pubblica venerazione; che in un secondo momento, e forse nello stesso secolo, in previsione di un pericolo imminente, il capo che si poteva facilmente nascondere, sia stato nascosto presso qualcuno; le reliquie invece siano state nascoste sotterrandole; e allora era cosa naturale di prendere la grande lastra con la iscrizione e collocarla rovesciata al disopra del loculo del nascondimento”.