Il Giovedì Santo ricordiamo quattro grandi doni che il Padre ci fa in Gesù: quattro grandi realtà senza le quali sarebbe impossibile anche solo pensare il Cristianesimo.
- Innanzitutto l’Eucaristia, istituita da Gesù nell’Ultima Cena, come poco fa abbiamo riascoltato dal racconto di Paolo.
- Quindi l’istituzione del ministero sacerdotale, che in quella stessa cena Gesù consegna ai suoi discepoli.
- Poi il Comandamento Nuovo di Gesù esplicitato dalla Lavanda dei piedi: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato.
- Infine, la preghiera sacerdotale di Gesù per l’unità, il suo testamento, che Gesù pronuncia nella notte di quel primo Giovedì Santo della storia: Padre, che tutti siano uno.
I giorni che stiamo vivendo, con le restrizioni cui tutti siamo soggetti, sembrano averci derubato la possibilità di vivere in pienezza questi 4 doni.
Innanzitutto l’Eucaristia: da oltre un mese, ormai, noi sacerdoti celebriamo la Messa da soli, a porte chiuse, senza la presenza fisica dei fedeli.
Questa privazione, ve l’assicuro, è un dolore grande anche per noi sacerdoti, che sentiamo il nostro ministero sacerdotale essenzialmente impoverito: ciascuno di noi sacerdoti, infatti – lo sappiamo – non è stato ordinato per se stesso, ma a servizio dei fratelli e delle sorelle che il Padre ci affida lungo il cammino.
Anche l’unità, la comunione fra noi, sembra vacillare in queste ore in cui dobbiamo evitare al massimo i contatti fra di noi, limitandoci ai soli mezzi di comunicazione che – per quanto utili – diciamocelo: non sono la stessa cosa rispetto al trovarci fisicamente insieme, come Comunità.
Resta, però, per tutti la possibilità di vivere sempre, 24 ore su 24, il Comandamento Nuovo di Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi. Questo non è soggetto a restrizioni, non c’è pandemia che tenga dinanzi ai mille gesti di amore che ciascuno di noi ogni giorno può mettere in atto. Anche chi dovesse vivere da solo, o isolato, ha sempre qualcuno da amare: una telefonata da fare, qualcuno per cui pregare…
A ben vedere, nell’amore sono riassunti e contenuti anche gli altri tre doni:
- che cos’è infatti l’Eucaristia se non il Sacramento dell’Amore, il sacramentum caritatis, come viene chiamato?
- E che cos’è il sacerdozio se non un servizio di amore?
- E che cosa l’unità, la comunione fra noi, se non il frutto del nostro amore reciproco?
Potremmo dire che i 4 doni che ricordiamo oggi hanno tutti la stessa radice e un unico nome: l’Amore!
L’unità fra noi, ciò che più ci sta a cuore come seguaci di Gesù essendo il suo testamento rivolto al Padre prima di morire, l’unità fra noi che così tanto sta a cuore anche a noi cristiani della Comunità Pastorale di Larino, ricordiamocelo sempre, non dipende dal nostro stare bene o meno bene insieme, dal nostro vederci non vederci, dalle cose che bene o male facciamo isnieme… no, l’unità non dipende da noi: l’unità è dono di Dio! Anche Gesù deve implorarla dal Padre con la preghiera. Essa, quindi, va ben oltre il nostro stare insieme, le nostre riunioni, le nostre assemblee… che pure ci mancano e che presto speriamo di poter rivivere.
In questo Giovedì Santo così eccezionale ci è data dunque una possibilità unica, un po’ speciale: quella di rinnovare la nostra fede nell’amore:
- nell’amore che per noi si fa Eucaristia,
- nell’amore che per noi si fa servizio,
- nell’amore che è vero solo quando diventa reciproco
- e che genera la vera comunione.
Fatto questo, credetemi, è fatto tutto: ed anche quando ci dovesse mancare tutto, se stiamo nell’amore, non ci mancherà nulla! Chi ha Dio, nulla gli manca: e Dio è Amore!
Fatto questo è fatta Pasqua: la Pasqua del Signore: il passaggio dalla morte – cui tante volte siamo immersi senza neppure accorgerci – alla vita vera del Vangelo. Perché anche per noi è vero quanto dice Giovanni: Siamo passati da morte a vita perché amiamo i fratelli.