LARINO. Il mese di maggio per tutti i larinesi vicini e lontani è il mese della massima espressione della propria fede nei santi Patroni. Un mese fatto di storie ed emozioni che affondano le proprie radici in un lontano passato dove tre fratelli Primiano, Firmiano e Casto furono martirizzati per non aver voluto abiurare la loro fede in Cristo e dove un Vescovo del Peloponneso, Pardo divenne simbolo e speranza per l’intera gente di Larino che lo elevò a suo custode solenne. In questo tempo così profondamente segnato dalla presenza del Coronavirus, in tanti si sono chiesti se in passato le solenni celebrazioni siano state interrotte come accadrà in questo 2020. Ebbene, pubblichiamo l’intervento del responsabile dell’Archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella che dopo aver ricevuto da più parti richieste di informazioni sull’argomento ci fornisce alcuni dati utili sull’argomento. Mammarella esordisce affermando “l’esponente liberale larinese Paolo Caprice (1819-1904) contemporaneo del Vescovo di Larino (1845-1858) Pietro Bottazzi, nella sua pubblicazione “Ricordi di alcuni fatti politici avvenuti nel Molise dal 1840 al 1861”, data alle stampe nella città frentana (Tipografia Morrone) nel 1897, afferma che il Presule “proibì” la festa di San Pardo, Patrono principale di Larino e diocesi, nell’anno 1859.
Non è possibile, però, fissare quel veto al 1859 perché monsignor Bottazzi, che interpretò con zelo il ruolo di sostenitore dell’ordine costituito, ragion per cui entrò spesso in conflitto con i gruppi liberali, morì a Castellammare di Stabia, dove si era recato per motivi di salute, il 21 luglio dell’anno precedente (1858).
Da notare che l’autore, non solo tra i maggiori protagonisti dei fatti da lui narrati, ma anche testimone oculare di tutto ciò che avvenne durante il periodo dell’episcopato larinese di mons. Bottazzi, scrive dopo quasi quarant’anni, quando i suoi “Ricordi…” di certo non erano più nitidi. Quella proibizione il Caprice la lega all’esultanza con cui fu accolta a Larino la notizia del decesso di Ferdinando II, Re delle Due Sicilie, verificatosi a Caserta il 22 maggio del 1859.
Poiché i contrasti, esclusivamente di ordine politico, tra mons. Bottazzi ed i liberali erano da tempo davvero marcati, l’inibizione, per la quale “il popolo non si mosse, ma gliene serbò rancore”, avvenne certamente qualche anno prima ed ovviamente per un motivo (tra i tanti) diverso.
In altre circostanze, i cortei processionali larinesi in onore di San Primiano e di San Pardo subirono qualche modifica (notevole riduzione nella partecipazione dei “Palii” e dei “carri”) specialmente nel periodo dell’ultimo conflitto mondiale. Per le stesse processioni, invece, non si hanno notizie precise in occasione delle varie epidemie che interessarono, in epoche relativamente recenti, anche la nostra zona (il colera del 1836-1837, del 1854 e del 1871 e la “spagnola” del 1918-1919). In questi ultimi casi, però, risulta certa l’accorata richiesta di grazia rivolta all’Altissimo mediante l’intercessione della Vergine e dei nostri Patroni (Santi Martiri Larinesi e San Pardo)”.
L’immagine è posta in quarta di copertina del libro di Giuseppe Mammarella “Da vicino e da lontano…” (vol. I, Larino 1996), rappresenta la processione di San Pardo a Larino, ricavata da un non identificato numero de “L’illustrazione del Popolo”.