Stanotte scatterà nuovamente l’ora legale e bisognerà spostare le lancette dell’orologio un’ora avanti. Come tutti sanno, questo cambio porterà a dormire un’ora in meno, ma il vantaggio è che a partire da domani avremo un’ora in più di luce. Quello che in pochi sanno, invece, è che in Italia fu adottata a partire dal 1916, mentre il nostro Paese era nel pieno della Prima Guerra Mondiale.
Viene facile fare un parallelismo con la situazione attuale, quella di una guerra contro un nemico che questa volta non vediamo. Alcuni stanno combattendo in prima linea, seppur con poche armi e molto spesso senza le dovute protezioni. Ma siamo tutti in trincea, anche se da casa. Una casa che è diventata ormai il nostro mondo, fulcro di una nuova routine che proviamo a riempire in tutti i modi ogni giorno di più.
Tra smart working, didattica online, videochiamate, chiamate, prove casalinghe di master chef, conferenze improvvise di Conte, dirette del Papa, canti e applausi dal balcone, slanci di positività e umanità ritrovata abbiamo riscoperto noi stessi e gli altri, abbiamo capito di aver corso senza mai fermarci, lasciando troppo spesso indietro cose e persone che davamo per scontate.
E messa così, questo isolamento forzato sembra anche un bene se non fosse che questa quarantena è fatta anche di numeri che non tornano, statistiche, mascherine che non proteggono, bollette che si accumulano, portafogli che si svuotano, persone che muoiono da sole, lontananza da tutti coloro che amiamo, sconforto, nostalgia, malinconia, disperazione…
Forse, a causa di tutto questo ci dimenticheremo anche di spostare le lancette avanti, ma stanotte tornerà l’ora legale e ci sembrerà che in tutto questo caos ci sia qualcosa di “normale”. E forse, alla fine, saremo anche sollevati nel sapere di aver “perso” un’ora.